SESSIONE ORDINARIA 2005

(Seconda parte)

ATTI

della dodicesima seduta

Mercoledì 27 aprile 2005-ore 10

ADDENDUM I

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI


RIZZI

Il tema dell’eutanasia solleva delicate questioni d’ordine etico e politico e giuridico, che interrogano sia la cultura laica sia la coscienza religiosamente ispirata. E’ necessaria la ricerca di un punto di equilibrio fra  le diverse concezioni, nella consapevolezza della necessità di garantire il rispetto della dignità della persona umana e dell’inalienabile diritto alla vita di ogni persona.

La vita della persona umana è un assoluto, ha in sé valore di fine, ed è quindi indispensabile in tutte le fasi del suo divenire, fino alla sua cessazione naturale. Questa concezione non è esclusiva della visione cristiana, ma è condivisa da qualsiasi altra visione del mondo che consideri l’uomo il valore supremo e lo ponga al centro della vita della comunità sociale e dell’universo.

In questa prospettiva, si devono considerare e valorizzare le possibilità offerte dalla medicina palliativa. Si tratta di una medicina che negli ultimi anni ha conosciuto un eccezionale sviluppo, contenendo sempre più efficacemente una delle motivazioni più comuni ed umane che sottostanno alle richieste d’eutanasia, cioè il desiderio del paziente di non soffrire più, soprattutto quando le sue sofferenze sono causate da una malattia terminale.

L’introduzione, in alcune nazioni, di un’adeguata regolamentazione delle cure palliative ha offerto risposte concrete a questa esigenza e più in generale a numerose questioni sollevate da chi chiede la legalizzazione delle pratiche eutanasiche. E’ un ulteriore riprova di come l’autentica sollecitudine verso chi soffre a causa di malattie irreversibili non passi attraverso l’eutanasia, bensì si esprima nella vicinanza e nella solidarietà umana, oltre che nelle cure mediche, comprese quelle palliative, senza indulgere all’accanimento terapeutico.

In questo quadro, non possono essere condivise soluzioni volte a introdurre misure legislative di legalizzazione dell’eutanasia che sono contrarie alla dignità della vita umana ed alla sua tutela in ogni momento e forma possibile e che , proposte in nome della pietà umana o della “qualità” della vita, in realtà possono divenire facilmente strumento per inaccettabili e arbitrarie forme di eugenetica dei più deboli.

Al contrario, va rafforzata la possibilità di ricorrere a cure palliative che permettano un’esistenza dignitosa ai malati in fin di vita; essi, infatti, chiedendo l’eutanasia spesso esprimono un profondo desiderio di essere aiutati, compito che spetta allo Stato oltre che alle persone vicine ai malati.

GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, torna all’esame dell’Assemblea una proposta di Risoluzione sul tema dell’eutanasia, dopo l’ultimo  suo rinvio in esame. L’Assemblea del Consiglio d’Europa si era già espressa chiaramente nel 1999, invitando gli Stati membri a non aprire le porte alla pratica dell’eutanasia.

L’Assemblea si era chiaramente espressa lo scorso anno, rimandando all’esame della Commissione un testo che apriva le porte all’eutanasia. Ora la Commissione, che non ha ritenuto di cambiare il relatore, ci ripresenta un testo modificato nel titolo, che contiene l’invito a prevenire il suicidio, che richiama al suo punto la condanna del dare ad altri intenzionalmente la morte, che è meno categorico nel rivendicare i meriti delle legislazioni belga e olandese. Un testo, quindi, certamente migliorato rispetto al precedente. Ma il punto è il seguente: tale testo apre le porte all’eutanasia? Non vi è dubbio che la apra.

La volontà della maggioranza dell’Assemblea, lo scorso anno, già bloccato un precedente tentativo, sulla base di un lungo dibattito, era quella di non aprire le porte all’eutanasia. Tale volontà è stata disattesa. Lo provano alcuni punti del testo e lo provano i pareri contrari del relatore, in Commissione, a emendamenti che, in modo esplicito, prevedevano il divieto di praticare l’eutanasia. L’eutanasia, è stato detto in Commissione, non è il suicidio, perché non è il darsi la morte da sé; prevenire il suicidio, pertanto, non significa, per i sostenitori del testo, prevenire l’eutanasia.

Non è di per sé male l’eutanasia, si fa capire, ma il fatto che essa sia clandestina, non regolata dalla legge. E la legge deve fare perno sulla volontà del malato, manifestata o presunta, sulla base delle dichiarazioni di un suo rappresentante. Si riconosce la necessità di evitare l’accanimento terapeutico, ma il relatore, in Commissione, ha affermato che evitare l’accanimento equivale all’eutanasia passiva. Così la protezione da un’invasività di terapie non giustificate viene fatta confondere con la privazione delle normali terapie o con la privazione della somministrazione dell’alimentazione.

Si afferma, in modo esplicito, al punto 6 ii, che il malato ha il diritto di disporre liberamente della sua persona, facendo con ciò intendere che, se chiede di essere ucciso, egli deve essere ucciso. In Commissione alcuni emendamenti correttivi sono stati approvati. Se lo saranno anche dall’Assemblea, la proposta potrebbe essere approvata. Se non lo saranno, se resteranno ambivalenze, ambiguità, se resterà la porta aperta all’eutanasia, non si può che votare contro, perdendo anche quel po’ di positivo che il testo contiene.

Prima di concludere meritano evidenza due ambiguità. La prima , partendo dal punto positivo di rafforzare la posizione del malato di fronte al medico, giunge ad ammettere, di fatto, che il medico, di fronte al desiderio di morte, anziché curare il malato accompagnandolo alla sua fine, debba praticare l’eutanasia. La seconda riguarda la legislazione belga e olandese: da un lato si afferma che sono un fatto nuovo cui riservare attenzione e dall’altro, in Commissione, si è affermato che tali legislazioni non violano la Raccomandazione 1418 (del 1999). Se tali legislazioni sono valutate positivamente e sono compatibili con la Raccomandazione 1418, perché si vuole cambiare quanto quest’ultima prevede?

Siamo pronti a rilevare violazioni degli Stati  membri dell’est europeo, ma quelli di Stati dell’ovest sono segno di progresso! Due pesi e due misure!  Il malato in fin di vita merita di essere accompagnato dall’amore e dalla solidarietà  fino alla fine. Non può essere indotto a chiedere di essere ucciso perché sa che pesa su società e familiari e la legge lo consente. Il solo fatto che la legge consenta è un indurre. L’Europa non è degna di ciò.