SESSIONE ORDINARIA 2005

(Terza parte)

ATTI

della ventesima seduta
Mercoledì 22 giugno 2005-ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


PRESIDENTE

La parola va adesso all’onorevole Rigoni, prego.

RIGONI

Presidente, è mia personale convinzione che la partecipazione della Federazione Russa alla nostra organizzazione costituisca già un formidabile traguardo che integra la Russia in una delle principali istituzioni europee. In questo senso possiamo parlare della “Grande Europa”, un’Europa dall’Atlantico agli Urali.

L’inserimento organico a pieno titolo della Russia nel sistema del Consiglio d’Europa determina inevitabilmente meccanismi di progressiva condivisione di valori comuni e d’integrazione fra esperienze costituzionali. Sotto questo punto di vista mi pare quindi che la linea di tendenza, il trend d’evoluzione, sia implicito nella stessa partecipazione della Russia al Consiglio d’Europa, nella costante e inarrestabile penetrazione degli standard di tutela e delle tecniche di garanzia della democrazia e delle  libertà fondamentali nell’ordinamento della Russia.

Il rapporto Atkinson-Binding appare molto particolareggiato e ricco di informazioni e quindi apprezzabile. Mi sembra però debole la considerazione dell’assoluta peculiarità della posizione russa nel Consiglio d’Europa; ciò in una prospettiva, per così dire storica, non tenendosi conto che la Russia è entrata nella nostra organizzazione dopo più di settant’anni di mostruoso totalitarismo.

Com’è noto a tutti, la Russia nel ventesimo secolo ha visto affermarsi un regime atroce che ha negato tutti i valori essenziali dello Stato di diritto e della liberal-democrazia. Mi sembra quindi inadeguato applicare alla realtà istituzionale attuale russa criteri e standard di valutazione identici a quelli delle democrazie liberal-democratiche di consolidata esperienza e tradizione.

Voglio essere chiaro: non sto certo auspicando per la Russia una zona franca di controllo degli obblighi derivanti dall’appartenenza al Consiglio d’Europa. Intendo invece sottolineare l’esigenza di prassi interpretative nell’attività di monitoraggio, che tengano conto della diversa condizione di partenza della Russia e valorizzino adeguatamente ogni ulteriore passo avanti compiuto.

In questo senso mi sembra importante ricordare che la presidenza Putin si è caratterizzata anche per l’impegno a smantellare una serie di centri di potere economico, politico, criminali e occulti, i cosiddetti oligarchi che minacciavano la stessa credibilità della democrazia russa.

Ritengo invece che vada posta una particolare attenzione e vigilanza rispetto a provvedimenti di condizionamento e limitazione di quello che è il vero architrave per il mio pensiero del principio di separazione dei poteri, ovvero l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato.

Mi sembra qui che ci sia la vera via per realizzare una più rapida e completa integrazione della Federazione Russa nella comunità dei Paesi del Consiglio d’Europa, che passi attraverso una maggiore integrazione tra gli ordinamenti giuridici e tra sistemi giudiziari. Si tratta, in sostanza, di una prospettiva propositiva e dinamica che valorizzi il principio cardine dello Stato di diritto, l’assoggezione dei cittadini alle leggi e non agli uomini.

Sotto questo punto di vista è necessario attendersi invece una rapida ratifica da parte della Federazione Russa del maggior numero possibile di convenzioni del Consiglio d’Europa. Si tratta di un processo che attraversa invece un grave ritardo, al fine di costituire un acquisto europeo di protezione delle libertà fondamentali condiviso nell’ordinamento europeo.

In conclusione, signor Presidente, colleghi, occorre un approccio prudente e consapevole. Occorre molta pazienza. Non abbiamo alcun interesse a ricreare in Europa una nuova linea divisoria ma piuttosto dobbiamo impegnare il Consiglio d’Europa a far camminare presto e bene lo Stato di diritto e la democrazia in Russia con le sue gambe. Grazie.