SESSIONE ORDINARIA 2005

(Terza parte)

ATTI

della ventitreesima seduta
Giovedì 23 giugno 2005-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


MANZELLA

Segretario Generale, il concetto di difesa europea è fatto di cose concrete che non sono state travolte dalla crisi istituzionale. Sono cose concrete che si chiamano Agenzia per gli  Armamenti, i Gruppi Tattici, la Cellula di Programmazione, le capacità militari. Ora, sono tutte cose che continuano ad esistere e in merito alle quali chiedo: qual è il rapporto della NATO con queste cose concrete che costituiscono il concetto di difesa europea?

GUBERT

La mia domanda riguarda il Trattato di Washington: se si legge oggi il Trattato di Washington, ci si accorge di quanto è distante l’attuale processo di trasformazione delle finalità e delle modalità operative della NATO.

La domanda è: come mai ci sono Governi che non si sono preoccupati di cambiare il trattato oppure di sottoporre la loro diversa interpretazione ai loro parlamenti, si è mai discusso di questo che Lei sappia, all’interno del Consiglio della NATO? Oppure è un argomento tabù?

GUBERT

Onorevole presidente, onorevoli colleghi, la gestione della sicurezza è stata e continua ad essere un ambito nel quale le esigenze di efficacia tendono a prevalere su quelle della trasparenza e del controllo democratico. In molti paesi lo stesso si può dire per la gestione della difesa.

Abituato ad una buona trasparenza e ad un elevato controllo democratico esistente in Stallia, confesso che mi ha sorpreso come in molti paesi il ruolo del Parlamento sia assai limitato, non solo, come è ragionevole, per l’operare quotidiano dei servizi informativi per la sicurezza interna ed esterna, ma anche per i normali servizi di polizia e per l’operare delle forze armate.

Se poi si pensa che i gravi atti terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2001 hanno innescato un processo di riduzione delle garanzie del rispetto dei diritti di libertà nonché delle possibilità di controllo democratico, si comprende come risulti opportuna la proposta di Raccomandazione, con il rapporto esplicativo che l’accompagna, che Lluis Maria de Puig ha presentato all’Assemblea su mandato della Commissione per le questioni politiche.

A nome del gruppo del Partito Popolare Europeo/ Democrazia Cristiana esprimo la mia piena condivisione su quanto la proposta di Rapporto contiene. Data la brevità del tempo a disposizione, intendo sottolineare due punti che, a noi popolari democratici cristiani sembrano più rilevanti.

Il primo riguarda i servizi informativi, un tempo chiamati “Servizi Segreti”. Una delle raccomandazioni invita i governi del Consiglio d’Europa a adottare un codice etico europeo al riguardo. Purtroppo, recentemente,anche in Italia si è fatta una riforma dei Servizi informativi che allenta i doveri etici sia degli agenti, sia del responsabile politico dei Servizi.

Se devo scegliere tra i due mali, ciascuno dei quali inevitabile, è etico scegliere il male minore, ma non è lecito scegliere il male perché via più sbrigativa per raggiungere uno scopo, anche se lo scopo è positivo. II rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo deve essere un dovere anche per chi opera nei Servizi Segreti. Qualora debitamente motivata e autorizzata da un responsabile, chiamabile poi, per legge, a dover rispondere delle sue decisioni, può essere ammessa una violazione della legalità ordinaria, ma solo se essa non comporta lesione di diritti garantiti dalle costituzioni nazionali o dalle dichiarazioni internazionali sui diritti dell’uomo. Purtroppo ora non accade. Serve, quindi, un codice etico per precisare gli equilibri fra esigenze di efficacia e rispetto dei diritti, con particolare attenzione a quelli di persone non implicate con certezza, colte in flagranza, in atti a loro volta lesivi di diritti umani fondamentali.

Il secondo punto rilevante concerne il controllo democratico nel settore della difesa, ed è strettamente connesso alla celebrazione, che qui facciamo oggi, del Cinquantenario della prima riunione dell’Assemblea parlamentare della UEO. Ciascuno Stato ha regole sue propri in merito al ruolo del Parlamento nella dichiarazione di guerra. In Italia, per esempio, la Costituzione fa divieto di risolvere con la guerra le controversie internazionali e subordina l’impiego della forze armate nelle azioni militari alla decisione del Parlamento. Mi sembra una posizione giusta. Non altrettanto accade in altri paesi. Tutti peraltro, com’evidenzia la proposta di Raccomandazione, sono tenuti al rispetto della Carta delle Nazioni Unite, che ammette solo la legittima difesa e le operazioni su mandato del Consiglio di Sicurezza e non altro.

Il documento evidenzia anche come la nuova sfida che attende l’Europa, quella di dotarsi di una propria autonoma capacità di difesa, non possa essere raccolta dimenticando che anche a livello europeo e dell’Unione Europea va mantenuto un meccanismo di controllo democratico, troppo esile e inefficace se lasciato ai singoli parlamenti nazionali, non coordinati fra loro. Di qui l’importanza di valorizzare e potenziare l’istanza interparlamentare, come ha fatto per cinquanta anni la UEO. Complimenti, quindi, al senatore de Puig e alla Commissione politica per l’ottima proposta che ci hanno presentato. Grazie.

MANZELLA

Signor presidente, esprimiamo pieno consenso a questo rapporto del collega de Puig un rapporto che, per completezza e per struttura, appare quasi come un codice quadro per la tutela nei confronti di quelli che i Romani chiamavano Arcana Imperi. Ed è importante che il collega de Puig abbia usato una tecnica per principi, cioè la consapevolezza che su questa materia si debbano dettare dei principi irreversibili, dei principi insuperabili, in seno ai quali si può articolare la specifica disciplina dei vari istituti e dei vari paesi.

Questa tecnica per principio, questa necessità di principi comuni, è tanto più evidente in quanto i vari settori cui si dedica il rapporto de Puig sono sempre più interconnessi. E perché sono sempre più interconnessi? Perché ex facto oritur ius, dal fatto nasce il diritto e il fatto, purtroppo, il fatto della criminalità diffusa, internazionale, il fatto del terrorismo, il fatto del traffico d’organi e di materiale nucleare è tale che rende obsolete le distinzioni classiche tra polizia territoriale e servizi segreti, tra polizia e polizia di frontiera o polizia finanziaria per vedere le fonti del finanziamento.

Ecco perché la tecnica per principi è assolutamente privilegiata in questo settore. Come altri colleghi l’hanno detto, noi ci troviamo in un momento in cui vi è la necessità di un bilanciamento tra la tutela dei diritti fondamentali e la tutela della sicurezza. I Romani dicevano: Salus rei pubblicae suprema lex est, ossia la salute della Repubblica sia la legge suprema.

Ma adesso questo concetto, noi l’abbiamo superato. Perché di fronte allo Stato di diritto, lo Stato quale suprema istanza, vi è lo Stato costituzionale, cioè lo Stato fondato sui diritti fondamentali, i diritti in primo piano e quindi, rispetto a questi diritti è necessario bilanciare le istanze di sicurezza. E quale migliore luogo per questo bilanciamento se non i parlamenti, i parlamenti dove l’istanza democratica è più presente e dove è possibile effettuare quel controllo sul potere personale che molto spesso è la causa delle violazioni dei diritti fondamentali?

Ecco, il potere personale, il controllo sulle persone che esercitano questo potere al di là dei vincoli di segretezza, il controllo sulle persone è di per sé un fatto decisivo perché non avvengano le violazioni, perché i diritti fondamentali vengano tutelati. Ecco, su questo codice di principi io credo che dobbiamo lavorare come devono lavorare i singoli Stati e di qui la piena adesione ad esso. Grazie.