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AS (2006) CR23 |
Versione provvisoria |
SESSIONE ORDINARIA 2006
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Terza parte
ATTI
della ventitreesima seduta
Venerdì 30 giugno 2006-ore 10
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
GUBERT
Onorevole Presidente, onorevoli Colleghi, a nome del gruppo dei Popolari Cristiani europei, esprimo il pieno apprezzamento e il pieno sostegno alla proposta di raccomandazione che la Commissione ambiente, agricoltura e questioni territoriali ci propone tramite il relatore onorevole Inaki Txueka.
La distruzione di grandi superfici forestali, specie nei paesi dell’Europa mediterranea, non è frutto di fatalità, ma vede responsabilità sociali precise, sia che il fuoco inizi a divampare per cause naturali sia che esso, come più spesso accade, sia la conseguenza dei comportamenti umani non intenzionali o intenzionali. Vanno predisposte le difese passive e attive affinché gli incendi, comunque causati, siano combattuti efficacemente fin dal loro inizio. Vanno intraprese tutte le azioni educative e repressive affinché non siano comportamenti umani ad attizzare incendi.
La proposta di raccomandazione, che segue un accurato lavoro della Commissione, anche con l’audizione d’esperti, è assai articolata al riguardo, andando dai mezzi di prevenzione socio-economici, quali la permanenza di vitalità delle comunità nel cui territorio i boschi e le foreste si trovano e una legislazione urbanistica che tolga ogni incentivo alla distruzione dei boschi, ai mezzi per limitare la diffusione degli incendi e facilitare il loro spegnimento, come la segmentazione delle superfici forestali, l’approntamento di sistemi di pronta segnalazione dei focolai di incendio, è citato l’uso di informazioni satellitari, l’uso rapido di mezzi aerei.
I governi si sono attivati, ma serve un supplemento di sforzi, coordinati, se le superfici incendiate hanno una dimensione enorme. Il clima terrestre si surriscalda anche per l’effetto serra dovuto alle emissioni gassose provocate dall’uomo e ciò aumenta il pericolo di incendi, e gli incendi provocano un aumento dell’effetto serra sia direttamente, sia per la distruzione di foreste adulte.
Vi sono molti problemi ai quali i governi debbono attenzione e, fra i tanti, quello degli incendi boschivi, pur di importanza rilevante, rischia di non ricevere attenzione adeguata, mancando interessi privati organizzati che si attivano. La nostra Assemblea è chiamata ad evidenziare la necessità di sforzi più adeguati. Il nostro obiettivo è quello di pervenire al bene comune, è quello di garantire alla nostra generazione e soprattutto a quelle che verranno un ambiente abitabile, bello e sano. Investire sulla protezione di boschi e foreste dalla loro distruzione è necessario. Il gruppo dei Popolari Democratici Cristiani dà convintamene sostegno a questa raccomandazione, certo che realizza una parte dei fini per i quali esso si è costituito. Grazie.
GUBERT
Onorevole Presidente, onorevoli Colleghi, è con grande piacere che il mio ultimo intervento in questa Assemblea, nei cui lavori mi sono impegnato per cinque anni, riguardi il tema della libertà accademica e dell’autonomia universitaria, essendo stati l’insegnamento e la ricerca universitaria l’unica professione della mia vita. E’ con grande piacere che l’ultimo mio intervento possa esprimere piena condivisione di quanto la Commissione cultura, scienza e istruzione e il suo relatore Josef Jarab ci propongono, avendo che parla la propensione, emersa in questi cinque anni, più ad evidenziare critiche che ad esprimere consenso.
Le difficoltà dei bilanci pubblici espongono le università a cercare finanziamenti d’imprese private, interessate alla produttività a breve termine dei loro investimenti in ricerca. Ne soffre la ricerca di base nelle scienze umane. Ne soffre l’autonomia della ricerca scientifica, una vocazione ineliminabile dell’università anche ai fini della qualità dell’insegnamento. L’aumentato accesso agli studi universitari dei giovani, anche di quelli di condizioni economiche non agiate, non accompagnato da un parallelo aumento delle risorse pubbliche per l’università, tende a sovraccaricare i docenti di funzioni didattiche, sottraendoli alla possibilità di dedicare tempo, energie, risorse alla ricerca. S’impoverisce cosi la stessa qualità dell’insegnamento universitario, ridotto spesso ad un insegnamento liceale.
Troppo spesso le limitate risorse pubbliche assegnate alle università unitamente ad un’ideologia che esalta il mercato e la concorrenzialità, moltiplicano forma di insegnamento precario o come seconda occupazione, perdendo in qualità. Talora, anche nelle nostre società che si dicono democratiche, l’autorità politica si assume la responsabilità di decidere programmi di ricerca, eludendo per via finanziaria l’autonomia delle università.
Il rapporto che ci viene presentato indica criteri giusti di azione. L’autonomia deve essere responsabile, l’autonomia non deve impedire la mobilità degli studenti e dei docenti, l’autonomia non può tradursi nell’ignorare i grandi problemi della società nella quale l’università opera, ma è pur sempre preferibile qualche disfunzione dell’autonomia ad un inquadramento autoritario o ad un asservimento agli interessi di imprese o di gruppi di potere.
La libertà accademica e l’autonomia universitaria non sono assolute, debbono in ogni caso rispettare la dignità dell’uomo in ogni fase della sua vita, ma vanno difese e protette da tendenze negative in atto, che mortificano il ruolo dell’insegnamento e della ricerca universitaria. Mi auguro che il Consiglio d’Europa metta in atto questa raccomandazione dell’Assemblea, continuando con più efficacia un lavoro che i promotori della Magna Charta Universitatum hanno intrapreso in occasione del novecentesimo anniversario della più antica università europea, un’università italiana, quella di Bologna, allora parte del Sacro Romano Impero e sotto governo pontificio. Grazie.