SESSIONE ORDINARIA 2007
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Terza parte
ATTI
della ventiquattresima seduta
Mercoledì 27 giugno 2007-ore 15
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
NESSA, EPP/CD
(Doc. 11292)
Signor Presidente, colleghi e colleghe, Rabbino. Nonostante l’assurdità del passato l’antisemitismo non si è affatto assopito, ma rappresenta ancora un male piuttosto radicato persino nell’Europa del XXI secolo. Siamo tutti d’accordo nel sostenere la deprecabilità di ogni manifestazione di odio e di violenza, come la nostra Assemblea ha più volte ribadito, attraverso dibattiti e documenti approvati. Ma per l’antisemitismo si tratta di una questione di rilevanza particolare, come se ci trovassimo di fronte all’archetipo di tutti gli atteggiamenti di odio capaci da parte dell’umanità. Per questo oggi ci troviamo riuniti a discutere una Relazione dedicata specificamente al fenomeno dell’antisemitismo. E non si tratta di un pretesto, ma della necessità di affrontare l’antisemitismo in maniera particolareggiata e più approfondita rispetto a tutti gli altri aspetti dell’intolleranza e dell’odio razziale.
La prima causa dell’antisemitismo è costituita dalla propaganda stessa del pensiero antisemita, la sua diffusione, spesso indisturbata, sui grandi mezzi di comunicazione come stampa, televisione e soprattutto internet. E’ infatti a partire da questi potenti mezzi di comunicazione che gli incitamenti all’odio e alla violenza vengono diffusi e coltivati, esattamente come accadeva un secolo fa e come è tristemente sempre accaduto. Il popolo ebraico, prima di essere vittima di atti concreti di violenza, è stato costantemente bersaglio di discriminazione verbale ed ideologica, di considerazione negativa da parte delle istituzioni sociali, politiche e religiose dell’Europa. La Relazione dell’onorevole Margelov ha il merito di ripercorrere questo infausto itinerario storico sottolineando l’importanza di non dimenticarlo mai.
Bisogna quindi prima di tutto intervenire sulla propaganda delle idee antisemite: sulla loro rimozione e sulla loro prevenzione. Com’è auspicato dal progetto di Risoluzione che stiamo discutendo, i Governi dovrebbero impegnarsi un una legislazione che contrasti l’antisemitismo, istituendo dove si renda necessario il reato di propaganda di istigazione all’odio razziale e di apologia dell’antisemitismo.
Ma è soprattutto nel campo dell’educazione che possono attuarsi le più efficaci misure di prevenzione. I programmi di istruzione devono ripercorrere la storia dell’antisemitismo in Europa senza omettere alcun misfatto e senza cercare di giustificare ciò che non può essere giustificato. Come ci ha insegnato Primo Levi, insieme a tutte le altre vittime dell’olocausto, ricordare è il primo passo per non ripetere. Ed è fin troppo noto che l’antisemitismo può facilmente riprendere piede sul terreno dell’indifferenza storica o peggio ancora del negazionismo. Mi sento anche di dire che ricordare è lo strumento necessario alla riconciliazione e al perdono.
Sicuramente la matrice cristiana d’Europa nel corso dei secoli ha rappresentato un forte elemento coagulante per l’antisemitismo. Già negli anni ’80 il papa Giovanni Paolo II ha umilmente preso coscienza di ciò, chiedendo perdono per le discriminazioni perpetrate a danno degli ebrei e inaugurando con la visita alla sinagoga di Roma un nuovo corso del dialogo interreligioso, culminato ben presto nel riconoscimento dello Stato di Israele e nelle visite ufficiali in Palestina.
Un ultimo punto che desidero toccare è il camuffamento di antisemitismo in antisionismo, presente purtroppo in diversi movimenti ideologici sia di destra che di sinistra, religiosi o laici, in occidente come in oriente. Non può esistere alcun rispetto vero dell’entità del popolo ebraico, della sua storia e diaspora nei cinque continenti, senza il pieno riconoscimento dello Stato di Israele. Si può ovviamente criticare l’impostazione non laica del suo ordinamento, come anche le sue scelte di politica estera ed interna; ma mettere in discussione il suo diritto all’esistenza significa negare il diritto di vivere ad un popolo e alla più antica cultura dell’umanità che sia tenacemente riuscita a persistere fino ai nostri giorni. Grazie.