IT07CR34 |
AS (2007) CR34 |
Versione provvisoria |
SESSIONE ORDINARIA 2007
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Quarta parte
ATTI
della ventottesima seduta
Giovedì 04 ottobre 2007-ore 10
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
RIVOLTA
(DOC.11293)
Non è un caso che questo documento riguarda il concetto di guerra preventiva ancora prima di considerare la guerra preventiva. Riguarda il concetto perché la maggior parte delle guerre che abbiamo avuto nella storia, anche le guerre di aggressione, direi soprattutto le guerre di aggressione, sono state giustificate da chi aggrediva come guerre di difesa preventiva, a tutela di interessi che venivano minacciati. Il concetto di guerra preventiva in epoca moderna era stato cancellato proprio attraverso la creazione degli organismi internazionali che si proponevano tra l’altro come scopo quello di evitare che potessero nascere delle giustificazioni di guerra preventiva.
E’ importante che ci sia questa distinzione nel titolo stesso del documento. La forza delle parole è così grande che creando delle idee agisce come rafforzativo ai fatti stessi. La forza delle parole non ha solo un potere dialettico sui fatti ma ha un potere impositivo e accrescitivo sui fatti. Far passare il concetto di guerra preventiva non solo legittima il fatto ma favorisce addirittura che si creano i fatti di guerra preventiva. E’ bene che il documento abbia proprio nel suo titolo l’attacco al concetto di guerra preventiva, d’altra parte ci sono episodi anche recenti in cui atti bellici preventivi sono stati effettuati, penso a poche settimane fa, quando Israele ha attaccato militarmente una zona della Siria. Non ha osato, Israele giustificare come atto di guerra preventiva formalmente, l’ha effettuato nei fatti, all’inizio ha addirittura negato che fosse successo poi ha preferito tacere. Nella gravità di ciò che è successo è meno grave che non si sia cercato di dare una giustificazione formale, direi diplomatica, all’accaduto. E’ proprio lasciar passare il concetto di guerra preventiva che costituisce un grave pericolo ed è per questo motivo che io non sono d’accordo che si accetti questo concetto nemmeno in caso di cosiddetta ingerenza umanitaria. Ricordo al collega De Puig che la NATO in occasione della guerra contro la Serbia nel Kossovo giustificò a posteriori proprio in nome del diritto-dovere di ingerenza umanitaria ciò che fu fatto in Kossovo contro la Serbia. La NATO in occasione di un suo anniversario ha teorizzato il diritto-dovere all’ingerenza umanitaria, quando affermiamo questo concetto di possibilità in alcuni casi di guerra preventiva apriamo una porta che non sappiamo quando e dove potrà aprirsi anche al di là della nostra volontà.
Voto a favore di questo documento, voto a favore con grande convinzione ma preciso che nemmeno nel caso di una cosiddetta ingerenza umanitaria ritengo che dobbiamo accettare il concetto, l’idea di guerra preventiva. Grazie.
STUCCHI
(DOC.11293)
Io intervengo a seguito dell’intervento del collega Rivolta, sempre della delegazione italiana. Dalle parti nostre, nel nostro paese, si dice che del senno del poi sono piene le fosse cioè a saper prima certe cose si eviterebbero errori che a volte sono grandissimi e ci si chiede a volte come mai si sia potuti cadere in errori di quel tipo.
La relazione in ogni modo trova una condivisione ma quando si parla di guerra preventiva, i timori espressi dal collega Rivolta ma anche da altri, sul fatto che si sa dove si comincia ma non si sa dove si finisce, non si sa dove si va a parare come si suol dire sempre nel nostro paese, è una cosa che deve essere tenuta in considerazione.
Naturalmente, la guerra preventiva non è una sorta di processo alle intenzioni e una cosa più seria è l’argomentazione che viene posta alla base per poter decidere un intervento di questo tipo. Ma la questione è talmente delicata che di fronte all’opinione pubblica, un’azione di questo tipo, sulla scorta anche di quanto è accaduto nei mesi e negli anni passati, quindi questioni e fatti molto recenti, oltre a essere ben giustificata e provata, deve essere anche dimostrabile senza ogni forma di dubbio perché, ahimè, abbiamo visto che questo non è accaduto, sempre guardando a posteriori e sempre facendo le valutazioni, ahimè, dopo che erano stati deliberati interventi di guerra preventiva.
Quindi, per quanto riguarda il documento in esame, vi è una condivisione ma credo che tutti noi ci si debba interrogare sulla reale portata della guerra preventiva e sulla sua reale pericolosità.