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AS (2008) CR20ADDENDUM I

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2008

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Terza parte

ATTI

della ventesima seduta

Lunedì 23 giugno 2008-ore 15

ADDENDUM I


DISCORSI NON PRONUNCIATI IN ITALIANO

NESSA
(Doc.11632)

Signor Presidente e onorevoli colleghi e colleghe, ringrazio l’onorevole Mironescu sia per l’ottimo Rapporto, a cui senza esitazione dò il mio appoggio, sia per l’iniziativa di trattare di questo argomento. Una zona d’Europa, il Mar Nero, e una prospettiva, quella ambientale, troppo spesso considerate marginali. La nostra idea di integrazione europea è ancora impregnata del recente passato di storie nazionali e della spartizione bipolare del continente in due blocchi separati.

Il concetto di marginalità geografica e politica è qualcosa di relativo. La storia d’Europa ha conosciuto diversi centri in diverse epoche, con altrettante periferie che vi gravitavano attorno. Nei secoli della Grecia classica, la regione del Mar Nero costituiva una parte integrante e indispensabile alla vita economica di quella comunità mediterranea che può considerarsi il grembo dell’Europa. Il grano del Ponto, come allora veniva chiamato il Mar Nero, era esportato in tutto l’universo greco, e costituiva una risorsa indispensabile per le colonie della Magna Grecia dell’Italia meridionale che non disponevano di sufficienti terre coltivabili.

Anche oggi parte consistente del nostro approvvigionamento, non più alimentare, ma energetico, passa per il Mar Nero e per i suoi paesi riveraschi. In realtà la sua integrazione non è mai cessata, e tanto più deve diventare unobiettivo da rafforzare nelle nuove dinamiche di una più grande Europa, che persegua organicamente delle politiche di benessere, sicurezza e tutela ambientale dall’Atalntico agli Urali. E della centralità della questione dell’approvvigionamento energetico e del suo trasporto la nostra Assemblea se ne è dovuta più volte occupare nel corso di dibattiti di attualità.

La dimensione del Consiglio d’Europa, non è quella di un centro spostato ad ovest e di alcune periferie. La regione del Mar Nero è una parte dell’Europa a pieno titolo, come lo può essere il Mediterraneo centrale, la Scandinavia o la Mitteleuropa. Del resto è questa la caratteristica del nostro continente: aree regionali distinte, ognuna con la sua peculiarità, contigue e intersecanti, che insieme formano un tutto organico.

Il problema ambientale è il campanello dall’arme che questa regione sta lanciando verso l’intera comunità internazionale. Non vi può essere stabilità economica, e quindi nemmeno pace politica e difesa dei diritti umani, se l’ambiente non è sano da consentire lo svolgimento di tutte le attività umane necessarie alla vita: agricoltura, allevamento, pesca, industrializzazione sostenibile e infine anche il turismo. Abbiamo un pessimo esempio da non seguire a proposito. Mi riferisco alla devastazione del Lago d’Aral, che è stato prosciugato per metà e ha provocato un disastro non solo ecologico ma anche umano.

Un bacino racchiuso come il Mar Nero, che ha un ridottissimo ricambio d’acque, è molto difficile da proteggere. Ma è anche una situazione emblematica, una sfida che dobbiamo vincere. Proprio condividendo le stesse acque e gli stessi danni ecologici dei paesi vicini, si può arrivare a comprendere che l’ambiente è un bene comune e che insieme va tutelato con dei programmi seri. E’ necessaria pertanto un’azione concertata di tutti i paesi costieri, dei paesi limitrofi interessati e dell’Unione Europea. Anche il Consiglio d’Europa potrebbe svolgere un ruolo importante, intervenenedo nelle trattative per le convenzioni di tutela ambientale come mediatore sovranazionale e monitorando il rispetto e l’implementazione delle politiche di salvaguardia.

Infine un’ultima considerazione va alle oragnizzazioni multilaterali a carattere regionale che operano in questa zona, e che dal momento della loro costituzione negli anni novanta hanno capito che il primo campo di intervento deve essere quello ambientale. Tra queste istituzioni va sicuramente ricordata la Cooperazione Economica del Mar Nero, che è strutturata in diversi organi tra cui anche un’Assemblea parlamentare. Ritengo che queste realtà regionali siano il futuro per l’integrazione europea. E’ tramite esse che si possono creare dei micromodelli di gestione delle risorse ambientali ed economiche che interagiscano con i programmi globali europei secondo il principio della sussidiarietà.