IT09CR04 AS (2009) CR 04
Versione provvisoria
SESSIONE ORDINARIA 2009
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(Prima parte)
ATTI
della quarta seduta
Martedì 27 Gennaio 2009, ore 15.00
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
FASSINO (Doc. 11722)
Presidente, ringrazio anch’io la collega Herta Däubler-Gmelin per l’eccellente relazione che ci ha presentato. Ringrazio il presidente Kirsch di essere con noi. Penso che sia molto significativo che oggi discutiamo di questo tema, nella Giornata della memoria.
Abbiamo deciso di instituire la Giornata della memoria non soltanto per rendere omaggio, come è giusto e doveroso, alle tante vittime di ogni forme di oppressione e repressione, ai milioni di donne e uomini che nella Shoah e in tante altre forme di persecuzione hanno pagato con la loro vita la nostra libertà.
Abbiamo instituito una Giornata della memoria anche perché vogliamo ribadire ogni giorno e vogliamo ricordarcelo ogni anno che è nostro dovere operare affinché non accada più quello che è accaduto allora e che quegli orrori terribili che l’umanità ha conosciuto possano non più ripetersi. La qual cosa non avviene soltanto perché noi lo auspichiamo. Sappiamo bene come scrisse Brecht che il ventre immondo è sempre fecondo. Abbiamo conosciuto in questi sessant’anni, dalla Seconda guerra mondiale ad oggi, mille guerre locali che ogni volta hanno dato luogo ad efferati delitti, a genocidi, a barbarie e a orribili sofferenze. Se solo vogliamo ricordare a come la pulizia etnica, e tutto ciò che di orribile questa espressione significa, ha insanguinato i Balcani o quello che è accaduto e accade nella zona dei grandi laghi e nel Darfur.
Oggi ci accorgiamo tutti di più di quello che accade perché viviamo nella società globale, nella società della comunicazione e dell’informazione. Ogni sera le televisioni portano nelle nostre case le immagini di orrori che un tempo non vedevamo e potevamo far finta di non sapere che esistessero. Non abbiamo più alibi nella società dell’informazione e della comunicazione; ogni giorno sappiamo quello che accade nel mondo e ne siamo responsabili. Avvertiamo tutti che nel mondo della globalizzazione non esistono più guerre locali, esistono guerre che si svolgono in luoghi diversi ma che tutte ci riguardano. Non esiste qualche area del mondo che è al sicuro dai rischi del terrorismo internazionale, dai rischi che corrono la stabilità e la pace, dai rischi che si producano genocidi, efferratezze e sofferenze a cui sono sottoposte popolazioni inermi e civili.
E’ dunque importante darsi degli strumenti. Abbiamo celebrato lo scorso dicembre il sessantesimo anniversario della Dichiarzione dei diritti dell’uomo: è un strumento che la comunità internazionale si è dato. Celebreremo quest’anno i sessant’anni del Consiglio d’Europa che ha tra le sue finalità la tutela dei diritti umani. Corti internazionali sono nate : la Corte di Strasburgo, dell’Aja, il Tribunale speciale sui crimini della Jugoslavia. L’ONU si è munito del Consiglio sui diritti dell’uomo che ha sede a Ginevra e il Tribunale penale internazionale di cui oggi discutiamo sta dentro questo quadro di istituzioni con cui noi vogliamo dare vita ad una giurisdizione internazionale che sia capace, non soltanto di invocare la giustizia sul piano globale, ma di avere gli strumenti perché la giustizia sia realizzata. Laddove la giustizia sia violata che venga perseguito chi la viola.
Vi è qui una responsabilità enorme della comunità internazionale. Viviamo in tempi di globalizzazione e c’è una curiosa contraddizione di cui siamo protagonisti tutti e tutti i giorni. Viviamo in un mondo in cui è globale la cominicazione, la produzione, i consumi, la circolazione degli uomini e il trasferimento delle tecnologie. Ma una cosa è meno globale di tutte le altre: la sovranità politica. Una sovranità politica che continua ad essere sempre di più incardinata negli stati nazionali. Il mondo della globalizzazione continua ad avere una governance politica che in gran parte incardina sugli stati nazionali la loro sovranità e le loro relazioni. Ma non c’è nessuno stato nazionale la cui sovranità sia capace di essere così ampia, intensa e incisiva come le dimensioni del mondo.
Quindi abbiamo bisogno di dare alla globalizzazione una governance, e una governance passa attraverso la creazione di istituzioni che siano capaci di creare gradualmente un governo del mondo sui vari piani. Costruire una governance sul piano della giurisdizione e sul piano della giustizia è oggi uno degli aspetti principali ed essenziali. Per questo è importante il rapporto che ci è stato presentato, le raccomandazioni che il rapporto contiene, la sollecitazione ai paesi che ancora non hanno ratificato lo statuto della Corte penale internazionale adottato a Roma di farlo. E prima di tutto chiediamo di farlo ai paesi che sono membri di questo Consiglio d’Europa, e tra questi paesi ce n’è uno che è membro e che in questo momento ha la Presidenza dell’Unione europea e a maggior ragione lo sollecitiamo ancora di più.
Deriva dalla nostra responsabilità mettere in essere quesgli strumenti che facciano si che dire che i diritti umani e civili sono un insopprimibile e irrinunciabile esigenza da tutelare per ogni persona, per ogni donna, per ogni uomo non sia solo un’invocazione ma un impegno concreto e che ha gli strumenti per essere realizzato
STOLFI (Doc. 11767)
Presidente, volevo dire a nome della Delegazione di San Marino che condividiamo lo spirito del rapporto Chope che è teso a migliorare le procedure di selezione dei candidati allo scopo essenziale di garantire la più elevata qualità possibile della Corte europea.
Vorrei tuttavia precisare alcuni principi fondamentali che a mio avviso dovrebbero sempre costituire la base di tutta la procedura messa in atto dall’Assemblea. Innanzitutto, mi riaggancio anche alle considerazioni dell’oratore che mi ha preceduto: tutta la trasparenza della procedura e delle decisioni. Trasparenza tra parlamentari e nei confronti dei governi che presentano le liste dei candidati, sempre tutto questo nel rispetto del principio di confidenzialità che come ho già avuto modo di spiegare in altre occasioni, è da condividere.
Va poi garantita la coerenza tra i criteri stabiliti nelle regole e le decisioni addottate dalla nostra Assemblea. Se mancano coerenza e trasparenza, si possono produrre delle gravi discriminazioni in particolare nei confronti dei piccoli stati che si trovano in condizioni sicuramente diverse di quelle dei paesi più grandi, condizioni che pertanto dovrebbero essere tenute nella debita considerazione.
Auspico pertanto che ci sia una logica di cooperazione e non di contrapposizione tra l’Assemblea Parlamentare e i suoi organi preposti con i governi, soprattutto quando si tratta di piccoli stati. Ci vuole aiuto e cooperazione con i paesi più piccoli per dare loro la legittima possibilità di avere un proprio giudice alla Corte europea. Noi pertanto non abbiamo contrarietà rispetto alle proposte che sono state predisposte dal relatore ma vogliamo chiedere e raccomandare questa attenzione nei confronti dei piccoli stati e soprattutto vedere la loro condizione per quello che è e non pensando che si vogliano proporre delle terne o delle procedure solo per cercare di forzare la volontà dell’Assemblea. Bisogna quindi considerare le condizioni dei piccoli stati e cercare di aiutarli e di fare in modo che possano raggiungere l’obiettivo che è quello che condividiamo anche noi, di avere una Corte sempre più qualificata e sempre più all’altezza. Grazie.
MARCENARO (Doc. 11767)
Ringrazio il relatore onorevole Chope per la precisione e la completezza del suo lavoro. Permettetemi anche di ringraziare l’onorevole Bemelmans-Videc, presidente della Sottocommissione, perché la decisione alla quale oggi giungiamo è in gran parte il frutto del suo lavoro, della sua fermezza, della sua competenza, del suo equilibrio e della sua calma saggezza.
Penso che questa è una risoluzione breve e semplice ma politicamente molto importante. E’ già stato detto e ne ha parlato l’onorevole Cilevics dell’importanza della Corte. A volte forse ce ne dimentichiamo ma è davvero una cosa straordinaria. Una realtà, una delle poche, nella quale già vive il bisogno di nuove istituzioni, delle quali il mondo, l’Europa hanno così tanto bisogno.
Garantire la competenza, mettere a punto delle procedure che garantiscano una migliore qualità morale e professionale delle persone che vengono scelte per un incarico così essenziale è un compito molto importante, ed è quello che stiamo facendo. Sottrarre la scelta dei giudici all’arbitrio e alla dipendenza delle variazioni nei diversi paesi delle maggioranze e dei governi è altrettanto importante.
Sarebbe difficile credere all’indipendenza e all’imparzialità dei giudici, alla loro esclusiva fedeltà alla legge, se non fosse anche imparziale, trasparente ed equa la procedura della loro scelta. Noi con questa risoluzione chiediamo ai singoli paesi di farsi responsabili direttamente, attraverso la trasparenza delle procedure, dell’autorevolezza e del prestigio della Corte.
Mi pare che questa risoluzione proponga di farlo al tempo stesso con fermezza e con flessibilità. Mentre la risoluzione fissa come inderogabile la pubblicità degli atti e delle procedure e la qualità degli standard, essa affida ad ogni paese la scelta della modalità più idonea per svolgere la selezione della terna che sarà poi sottoposta all’esame della Sottocommissione e poi al voto dell’Assemblea parlamentare.
E’ una risoluzione importante ma molto semplice, ed è semplice perché è il frutto di un lungo lavoro, dell’esperienza e della pratica del lavoro della Sottocommissione negli anni scorsi. E’ una scelta forte e chiara nella direzione giusta. Grazie.