IT09CR11       AS (2009) CR 11

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Seconda parte)

ATTI

della undicesima seduta

Lunedì 27 Aprile 2009, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

VOLONTE’ (Doc. 11858)

Onorevole Presidente,anch’io voglio sostenere senza alcun dubbio la bella, precisa e puntuale relazione del collega Haibach. Mi sembra fondamentale questa relazione per molte ragioni: intanto, perché pone alla nostra attenzione un problema che non è solo filosofico ma che interessa la politica dei nostri paesi, ci ha interessato e ci interesserà purtroppo anche nei prossimi decenni.

Come proteggere i diritti umani in una situazione di emergenza? Mi sembra importante che vengano sottolineati molti aspetti assolutamente fondamentali che ci devono essere ben chiari e cioè che la dichiarazione, per esempio lo dice bene in uno dei primi punti delle sue conclusioni, dello stato di emergenza non deve diventare un pretesto per restringere l’esercizio dei diritti fondamentali.

Si possono sospendere i diritti fondamentali in alcune circostanze particolari e appunto eccezionali? Si possono sospendere, ma non si può cancellarli per un certo periodo di tempo per poi riattivarli. Sospenderli significa che tutti sanno, anche gli attori del diritto e dell’intervento di emergenza, che esistono questi diritti. E sanno che sono in vigore anche se momentaneamente non si percepiscono i loro effetti.

Tra essi vengono ricordati con intelligenza il diritto di associazione, il diritto di espressione, l’assoluta integrità del sistema giudiziario. Tre fondamentali pilastri – non gli unici evidentemente – che anch’io voglio sottolineare come straordinarie condizioni per esercitare non solo i diritti umani ma anche la capacità di ogni persona di poter farli valere davanti a terzi. Davanti a terzi cioè associandosi con gli altri, davanti a terzi portandosi davanti a un giudice costituzionalmente garantito e davanti alla possibilità di poterlo fare appunto liberamente.

E’ di tutta evidenza che tutta questa relazione va al cuore di uno dei temi fondamentali della democrazia di questo ventunesimo secolo, che va nella direzione di preservare la democrazia anche davanti a situazioni che, come abbiamo visto all’apertura di questo ventunesimo secolo, possono anche procurare circostanze particolarmente drammatiche per gli stessi diritti oltre che per il benessere delle popolazioni.

Allora, in conclusione e anch’io auspico che questo relazione possa essere approvato all’unanimità. D’altra parte, Presidente, unendomi a Lei nel dispiacere di vedere proprio oggi, nella celebrazione del sessantesimo anno del Consiglio d’Europa un’aula così sguarnita davanti a un tema così importante, anch’io voglio sottolineare come la relazione di Holger Haibach sia un passo importante. Ma ritengo sia il primo passo.

Dopo questa relazione ce ne vorrà un’altra e ritengo ce ne voglia un’altra ancora in cui sia previsto quali sono le sanzioni – anche politiche – che il Consiglio d’Europa intenderà commisurare davanti alle violazioni dei due punti fondamentali di questa relazione, quando cioè il Segretario Generale chiede un supplemento di informazioni e non gli vengono fornite o quando addirittura questo stato di violazione dei diritti umani per situazioni di emergenza si protrae oltre il dovuto.

V’è bisogno che dopo una relazione così importante come quella del Collega Haibach, alla prossima sessione ordinaria si faccia un passo avanti per rendere esemplare quanto sia importante per il Consiglio d’Europa, proprio nell’anno del suo sessantesimo anno di commemorazione, l’affermazione di un diritto e anche la capacità di vederlo attuato nei propri paesi. Grazie.

CHITI (Doc.11858)

Signor Presidente, anch’io considero significativo che questo dibattito si svolga oggi, in occasione della celebrazione che abbiamo fatto poche ore fa del sessantesimo anniversario del Consiglio d’Europa. Mi hanno colpito e condivido le parole che ha espresso il presidente dell’Assemblea parlamentare che ha detto: “il benessere e la sicurezza dei popoli dipendono non solo dall’economia ma prima ancora dalla democrazia e dalla tutela dei diritti umani”.

Si rafforza così la pace, la cooperazione e una comune appartenenza europea. Questo è il compito che ci spetta, uso ancora una sua espressione, come la più grande casa comune dei popoli europei. Questo è il Consiglio d’Europa. Condivido e approverò con convinzione la relazione dell’onorevole Haibach, e ne voglio sottolineare alcuni punti. Primo: la dichiarazione di uno stato di emergenza si giustifica soltanto in caso di guerra o di rischio della disgregazione di una nazione. E in ogni caso i diritti umani, quelli dell’articolo 15 della Convenzione europea, devono essere salvaguardati. Per questo è utile, importante, indispensabile rafforzare il ruolo del potere legislativo nell’autorizzare lo stato d’emergenza, nel farlo per brevi periodi, e eventualmente deliberare di nuovo, nel salvaguardare ogni potere giurisdizionale e in primo luogo il potere e l’indipendenza della magistratura.

Secondo:la libertà di comunicare, di esperssione e di opinione non costituisce una minaccia alle nazioni e proibirle è una ferita per la democrazia e per lo stato di diritto. Non vi può essere un automatismo tra stato d’emergenza e proibizione della libertà d’espressione e di comunicazione. Eventuali restrizioni, non proibizioni o annullamenti, debbono avvenire per un periodo limitato di tempo. Terza considerazione: considero anch’io importante controllare ed eventualmente rivedere le regole d’ingaggio delle forze dell’ordine ovunque, non solo nei paesi di nuova democrazia. Verificare quale sono le indicazioni per fronteggiare le manifestazioni senza ricorrere a misure sproporzionate. Decisiva è una formazione coerente con i diritti dell’uomo perché sappiamo che le pratiche concrete talora possono smentire le parole che sono scritte nelle costituzioni.

In fine, mi pare che oggi dovrebbero uscire due messaggi. Il primo è che è giusto estendere l’elenco dei diritti, in nessun caso revocabili, che sono contenuti nell’articolo 15 Convenzione europea, così come ci propone la relazione. In secondo luogo occorre rafforzare la possibilità d’intervento del Consiglio d’Europa, tramite il ruolo del suo segretario, negli stati di emergenza ma come diceva il collega Volonté, e su questo dovremmo ritornarci, dovremmo prevedere anche sanzioni quando gli adempimenti non sono mantenuti. Grazie.