AS (2010) CR 21
Versione provvisoria
SESSIONE ORDINARIA 2010
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(Terza parte)
ATTI
della ventunesima seduta
Martedì 22 giugno 2010, ore 10.00
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
Pietro MARCENARO (Doc. 12276)
Grazie Signor Presidente. Voglio ringraziare Dick Marty per la sua importantissima relazione a nome del gruppo socialista e mio personale e credo che Dick Marty condividerà il fatto che questo ringraziamento sia esteso a Thomas Hammarberg e a Mauro Palma che hanno collaborato a questo lavoro nel corso di questi anni.
Lasciatemi indicare tre caratteristiche della relazione di Dick Marty. La prima è la fedeltà attiva ai principi che fondano il Consiglio d’Europa: alla convenzione dei diritti dell’uomo, allo stato diritto, alla democrazia, alla convinzione che la lotta al terrorismo non può violare questi principi, e che non lo può fare non solo per essenziali ragioni morali ma anche per ragioni di efficacia. Dick Marty nella sua relazione cita l’esperienza italiana di lotta contro il terrorismo come un’esperienza che è riuscita in una situazione molto difficile a salvaguardare lo stato di diritto e le libertà fondamentali.
Voglio ricordare come altri hanno fatto, che rende ancora più convincente questa affermazione il fatto che sia opera dello stesso relatore che ha affrontato il problema dei sequestri, delle detenzioni e dei trasferimenti illegali compiuti dall’amministrazione americana dopo l’11 settembre e nel quadro della lotta al terrorismo. Il Consiglio d’Europa non pratica il doppio standard. Mi pare che questo sia un punto importante della giornata di oggi.
La seconda caratteristica è la lucidità e l’intelligenza politica di questa relazione. Dick Marty non fa di tutte le erbe un fascio: distingue, cerca le differenze, non trascura e non sottovaluta le sfumature, anche quelle più piccole perché sa che l’impegno che si prefigge, per gli obiettivi che vuole raggiungere non basta il vigore del predicatore; c’è bisogno di raccogliere forze, di suscitare energie, di incoraggiare quanti esitano, di impedire che si sentano soli, deboli e isolati. Questa relazione ci dice che la critica alla violazione dei diritti dell’uomo non viene solo dall’esterno, non solo perché naturalmente ci parla del lavoro straordinario delle organizzazioni della società civile a partire da memoriali e da quella straordinaria esperienza dei gruppi mobili di assistenza giuridica. Ma perché ci parla di una contraddizione che investe le stesse forze della polizia, che investe l’establishment politico e ci fa intravvedere una Russia nella quale una contraddizione percorre i gruppi dirigenti fino alla presidenza della repubblica.
Infine, il terzo punto che caratterizza questa relazione e ne fa un documento così importante: lo dico con una parola che forse non è consueta nel nostro dibattito: è la compassione. Una relazione nella quale le vittime non sono né dimenticate né strumentalizzate. Sono presenti con le loro sofferenze e con la loro dignità ed è in questa dignità che resiste, in questa dignità che non si piega che i diritti umani trovano il loro indistruttibile fondamento. Dick Marty ci dice nel suo rapporto che se si dimenticano le vittime, si dimentica la giustizia. Il fatto che questo rapporto sia arrivato oggi qua, che noi possiamo discuterlo ed approvarlo e, aggiungo, che abbia avuto nonostante discussioni e emendamenti, il voto favorevole della delegazione della Federazione russa in commissione ci dice che il Consiglio d’Europa, quando lo decide, può svolgere un ruolo davvero importante. Grazie.
Piero FASSINO
(Domanda a seguito del discorso di Milo Đukanović, Primo ministro del Montenegro)
Grazie, Signor Presidente. Nel suo intervento, Lei ha fatto riferimento più volte alla integrazione nell’Unione europea e nelle istituzioni euroatlantiche come all’obiettivo che il Montenegro, così come gli altri paesi della regione balcanica perseguono per dare definitiva stabilità alla regione. Questo è un obiettivo giusto che credo vada sostenuto e incoraggiato. Siamo a quindici anni da Dayton e in questi quindici anni lo sforzo della comunità internazionale è stato quello di dare stabilità alla regione e l’integrazione euroatlantica rappresenta il compimento definitivo di questo processo. Ci auguriamo tutti quindi che il Montenegro come gli altri paesi, possa rapidamente essere membro dell’Unione europea.
Proprio per questo voglio porLe una questione su un tema che è rilevante nel rapporto dei paesi della regione e l’Unione europea e riguarda il tema della sicurezza nella regione: Lei sa come me che la regione è percorsa da flussi di immigrazione clandestina rilevanti, che la regione è afflitta dall’esistenza di traffici illeciti e da forme di criminalità organizzata. Tutto questo suscita inquietudine sia negli abitanti dei vostri paesi sia nelle opinioni pubbliche dei paesi europei e sarei curioso di sapere come il Presidente del Montenegro vede questa questione e che cosa intende fare il Montenegro per concorrere una maggiore sicurezza e stabilità della regione su questi punti. Grazie.
Giuseppe GALATI
(Domanda a seguito del discorso di Milo Đukanović, Primo ministro del Montenegro)
Grazie Presidente. In base ai rapporti stesi da Amnesty International, il Montenegro ha fatto notevoli passi in avanti per quello che concerne il perseguimento dei crimini di guerra e soprattutto per i diritti umani. Lo stesso Montenegro potrebbe ottenere nel 2011 lo status di paese candidato ad entrare nell’Unione poiché è già in vigore l’accordo di stabilizzazione ratificato dai ventisette paesi UE. Questo obiettivo però rimane condizionato all’avvio dei negoziati sulla base di ulteriori progressi. La domanda è: quali saranno le politiche di avvicinamento che il Suo governo adotterà nel breve periodo per agevolare l’adesione all’Unione europea e per allinearsi dunque alla politica dei diritti umani che sono in vigore all’interno dell’istituzione europea?