IT11CR06 |
AS (2011) CR 06 |
Versione DVD |
SESSIONE ORDINARIA 2011
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(Prima parte)
ATTI
della sesta seduta
Mercoledì 26 gennaio 2011, ore 15.00
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
MARCENARO (Doc. 12461)
Signor presidente, due minuti sono più che sufficienti. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti nella discussione e i colleghi Dorić e Gardetto il cui lavoro è essenziale affinché anche il mio rapporto abbia un senso e un significato. Mi limito a dire che le cose che il Presidente Tadić ha detto oggi confermano che c’è una situazione aperta e una possibilità nuova. Questo accresce le nostre responsabilità. Penso che gli obiettivi che indichiamo nella risoluzione vadano in questa direzione. Grazie.
MARCENARO (Doc. 12461, emendamento 2)
Questa mattina ho sottolineato il pericolo rappresentato dalla separazione etnica, ma pensare di rimettere le lancette dell’orologio al 1990, è una posizione irrealistica. In una situazione nella quale invece il realismo è obbligatorio perché le posizioni irrealistiche possono provocare seri danni.
MARCENARO (Doc. 12461, emendamento 3)
Il relatore è contrario perché una cosa è d’insistere sulla tutela delle minoranze e sulla loro autonomia, un’altra cosa è affermare in questo emendamento l’autodeterminazione all’interno delle frontiere. Questa è una esortazione ad una ulteriore frammentazione del quadro politico istituzionale per questo la mia opinione è contraria.
BADEA (Doc. 12461, emendamento 5)
L’emendamento è stato proposto perché rinforza il ruolo del Consiglio d’Europa per quanto riguarda i rapporti con i paesi dell’ex-Yugoslavia. Grazie.
SANTINI (Doc. 12455, Doc. 12435)
Non ho perso la speranza Presidente, anche se ero l’ultimo della lista. I miei colleghi evidentemente hanno meno fede di me. Ma della fede parleremo domani. Oggi parliamo di queste belle relazioni che difendono principi condivisibili e sacrosanti.
Però l’articolo 39 della Convenzione della Corte dei diritti dell’uomo e d’altre regole procedurali che hanno effetti vincolanti andrebbero applicati con grande attenzione per quanto riguarda la scelta dei casi concreti. Forse certi principi rispetto all’attualità, tutti condivisibili, lo voglio ripetere, andrebbero appunto resi attuali giorno dopo giorno. Vale a dire che vanno rapportati con maggiore realismo alle mutate condizioni del problema che vengono oggi a regolare.
In certi casi queste regole sembrano addirittura obsolete, nel senso che sembrano superate dalla realtà che intanto è radicalmente cambiata rispetto ai tempi in cui dette regole furono scritte. Sono cambiate anche le dinamiche con le quali immigarti e rifugiati si muovono dal loro paese verso altri. Così come si sono adeguate alla storia, invece, le legislazioni dei differenti paesi membri, con maggiore agilità rispetto alle regole comuni, soprattutto quelli maggiormente interessati dai flussi migratori e dai casi di richieste d’asilo.
E’ vero quello che si legge nelle relazioni che stiamo discutendo: i casi di respingimento, di espulsione sono aumentati ed è anche vero che talvolta vengono meno le regole più elementari di protezione internazionale. Ma la causa non va imputata agli Stati membri che sarebbero improvvisamente diventati cattivi e insensibili ai diritti umani. La vera causa è che in questi ultimi anni il numero di immigrati irregolari e le richieste di protezione sono aumentati in misura insostenibile soprattutto negli Stati dell’Europa meridionale, quelli che si affacciano sul Mediterraneo.
E’ profondamente ingiusto ed inaccettabile condannare questi paesi da parte di altri paesi membri che non conoscono il problema e non si sentono minimamente coinvolti nello sforzo per fronteggiarlo. Quindi respingo per esempio, a nome dell’Italia, le critiche contenute in questi rapporti nei confronti del mio paese che da anni sta compiendo uno sforzo durissimo, da solo, con la totale indifferenza dei paesi del centro e del nord Europa. Respingo le critiche del Commissario Hammerberg relativamente ai quattro casi di espulsione verso la Tunisia di altrettanti immigrati irregolari. Certo queste espulsioni vi sono state ma erano ampliamente motivate.
Il Commissario purtroppo non ha mai presentato una visione obiettiva della situazione in Italia preferendo le critiche aprioristiche alla analisi seria e documentata degli enormi sforzi fatti dal nostro governo sotto il profilo economico e sociale per accogliere migliaia di immigrati, dare loro assistenza, casa, lavoro e integrazione per quelli regolari ma anche in molti casi per gli immigrati irregolari disposti ad accettare le leggi del nostro paese.
Ovviamente vengono espulsi quelli irregolari che sono spesso ricercati dalla polizia dei loro paesi per reati comuni come l’omicidio, rapina, furto, stupro, insomma, i delinquenti conclamati non hanno diritto a nessuna protezione e se qualcuno la pensa diversamente se li porti pure a casa sua! Ovviamente si è sempre posta la massima attenzione nel proteggere gli immigrati anche irregolari nei casi in cui l’espulsione comporterebbe rischi per la loro vita, per ragioni politiche, religiose o ideologiche.
Insomma, in definitiva e per concludere, non ci si può limitare a scrivere le leggi e ad imporne l’applicazione. Occorre vigilare affinché siano sempre aderenti alle mutate condizioni della storia e della società. Altrimenti si rischia di fare pura teoria in una materia che richiede invece ogni giorno profondo senso pratico. Grazie Presidente.
VOLONTE (Dibattito d’attualità: Lo stato della democrazia in Ungheria)
Noi siamo contrari, già è stato detto, all’idea di aprire un monitoraggio. Questo dibattito sugli affari correnti ci dice molte cose. Ci dice che molti intervenuti hanno sentito dire che ci sono dei brutti segni, hanno sentito dire che c’è stato troppo successo da parte del partito di maggioranza, hanno sentito dire che ci sono funzionari licenziati. Ma non ho sentito nessun fatto. Non ho sentito nessun fatto della realtà che comprovi quello che stiamo discutendo oggi, e cioè che lo stato della democrazia in Ungheria sia drammatico.
C’è una divisione di poteri, c’è una maggioranza che sta cercando di fare le riforme e le sta facendo accordandosi, ascoltando non soltanto la commissione di Venezia, non solo le indicazioni della Commissione europea, ma anche in ottemperanza del suo elettorato, nel rispetto di tutti, e questo sarebbe uno scandalo?
Io sono esterrefatto. Vorremmo aprire una procedura di monitoraggio come quelli che vogliono aprire, lo suo come un esempio, la bomba atomica contro le mosche. Mi sembra francamente eccessivo. Allora, io direi che dobbiamo essere disponibili a segnalare le cose che non funzionano, disponibili ad accettare la disponibilità che ha dato l’Ungheria dopo questo dibattito e prima di questo dibattito di tutte le sedi internazionali, a migliorare ciò che c’è da migliorare come ogni paese del nostro continente vuole migliorare ciò che c’è da migliorare. Senza agire in maniera improvvida. Senza agire sulle sponde dell’emotività.
Perché, amici miei, se non si citano i fatti, vuol dire che si sono sentite dire delle voci presumibilmente, può venire il sospetto, da parte di chi ha perso queste elezioni. Da chi per molti anni ha governato, ha avuto sanzioni anche internazionali, e ora si trova un po’ a disagio perché il popolo non l’ha più votato. Questo, sì, sarebbe contro la democrazia, questo, sì, sarebbe contro la volontà popolare, questo, sì, sarebbe il contrario di quello che deve fare il Consiglio d’Europa.La ringrazio, Presidente, e spero che tutti la pensino come me.
STOLFI ( Doc. 12488)
Parlo a nome della delegazione di San Marino e devo dire che condividiamo la soluzione emanata dalla Commissione del regolamento che ci sembra una decisione di equilibrio perché anche noi riterrremmo che l’approvazione degli emendamenti in discussione sarebbe un provvedimento eccessivo anche perché la posizione di San Marino è molto semplice.
Noi non contestiamo il regolamento e le decisioni assunte perché siamo dell’idea che la presenza femminile in questo contesto ma anche all’interno del nostro paese vada incentivata. Quindi siamo in linea con questa impostazione. Noi abbiamo chiesto e abbiamo fatto presente che abbiamo avuto problemi di tempo perché questa decisione è stata presa in novembre, tra l’altro non in Assemblea ma in Commissione permanente dove San Marino non era presente. Ci è stata comunicata in dicembre e a gennaio c’è la pretesa che noi fossimo già pronti per il cambiamento.
Questo non è stato possibile, ci abbiamo provato. Ci siamo riuniti il 18 gennaio, però c’è un problema: noi abbiamo quattro membri tra i due effettivi e i due supplenti, di cui una donna, e i quattro membri sono ognuno di un partito diverso. Nel nostro parlamento abbiamo dodici partiti diversi e nelle organizzazioni internazionali c’è un gioco ad incastro per cui chi non è nel Consiglio d’Europa è nell’Unione interparlamentare o nella delegazione dell’OSCE eccetera.
Quindi abbiamo avuto problemi a trovare il giusto sincronismo, per cui chiediamo solo di non avere una sanzione che ci sembrerebbe eccessiva. Noi non la consideriamo una sanzione morbida perché non riteniamo di meritarla, per cui siamo d’accordo con la Commissione con cui abbaimo potuto confrontarci. Ringrazio anche chi ha proposto l’ipotesi che ha portato a questa raccomandazione e ci auguriamo che gli emendamenti non vengano accolti e ci sia la possibilità poi per essere pronti in aprile ed essere in piena regola. Nel caso in cui non fossimo in grado non avremmo argomenti per contestare eventuali sanzioni ma solo in quel momento. Grazie.