IT12CR34

AS (2012) CR 34

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2012

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(Quarta parte)

ATTI

della trentaquattresima seduta

Giovedì 04 ottobre 2012, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045)

La ringrazio Presidente MIGNON.

Cari colleghi parlamentari,

Come ha detto il nostro Presidente, questo dibattito d’urgenza conosce questa mattina un’attualità estrema e dolorosa. Anche voi, penso, avrete seguito i durissimi eventi bellici che si stanno verificando al confine tra la Siria e la Turchia con bombardamenti incrociati. È un evento che esula dal contenuto umanitario della relazione ma è giusto ricordarlo. Questa mattina si riunisce il governo turco ad Ankara e decide alcune azioni di difesa attiva nei confronti della Siria che ha cominciato a bombardare il suo territorio.

Cade quindi perfettamente, in questa situazione di grande attualità, il nostro rapporto che si occupa dei contenuti umanitari, lo dice il titolo: “La risposta dell’Europa alla crisi umanitaria in Siria”. Ringrazio il bureau di questa Assemblea e il Presidente MIGNON che, nelle riunioni che hanno preceduto questo momento, hanno compreso la delicatezza del tema e hanno accettato di assegnare alla Commissione per l’immigrazione e i rifugiati il compito di fare la relazione di base. Ringrazio anche il collega MARCENARO e tutta la Commissione politica per il contributo positivo che ha dato al nostro rapporto, ma anche per aver aperto la strada al dibattito sulla Siria nel mese di aprile, quando fu approvata qui la risoluzione 1878. Da quella risoluzione, oggi, ne proponiamo una seconda che è orientata in maniera precipua verso i risvolti umanitari.

Un dramma, quello che sta accadendo in Siria, che non può non colpire ciascuno di noi chiamati in quest’aula a difendere un compito prioritario: i diritti dell’uomo.

La violenza di questa crisi politica sta conoscendo ripercussioni durissime sulle condizioni di vita dei cittadini e anche sulla loro stessa sopravvivenza. Molti sono costretti a fuggire lasciando la loro casa, i loro beni, i loro familiari, in condizioni disperate. Chi rimane rischia la vita tutti i giorni sotto il peso dei bombardamenti e le rappresaglie dei militari fedeli al regime.

Il loro paese è diventato ostile e invivibile mentre mancano ogni giorno di più cibo, acqua, medicinali, generi di prima necessità. La soluzione inevitabile quindi sembra quella di fuggire, ma ormai anche nei paesi confinanti c’è una situazione di emergenza e la vita non è sempre migliore.

L’occasione è buona per rendere un omaggio, grande e sincero, alla Turchia che per prima ha aperto le proprie frontiere ai profughi siriani nella regione meridionale. Più di anno fa, quando la crisi era appena scoppiata, siamo andati con una piccola delegazione della Commissione immigrazione e rifugiati del Consiglio d’Europa a fare visita ai primi campi profughi dei siriani. C’erano allora soltanto, per modo di dire, 15 mila profughi. Erano tutti convinti che in pochissimo tempo la crisi si sarebbe risolta e che sarebbero tornati al più presto nelle loro case. Così non è stato. Hanno trascorso un’estate rovente a 45 gradi sotto le tende della mezzaluna rossa, hanno affrontato un inverno tremendamente rigido e ora stanno per affrontare il secondo inverno.

Bisogna rendere omaggio anche al coraggio e alla generosità delle centinaia di persone delle organizzazioni umanitarie che continuano a curare e nutrire un numero sempre crescente di profughi, sia in Siria che fuori, sotto il pericolo costante - e l’attualità ce lo conferma - delle bombe di Assad.

Per questo la Commissione immigrazione e rifugiati ha chiesto di affrontare il problema da un’ottica umanitaria. Pensiamo che la radice della problematica politica di questa crisi appartenga ad altri livelli istituzionali, come l’Onu e l’Unione dei paesi arabi.

Invece, la responsabilità di preoccuparsi della gente che muore appartiene a questo emiciclo e a tutti i suoi abitanti, cioè noi.

Le cifre fornite dall’HCR sono impressionanti. Dall’inizio del conflitto:

- Due milioni e mezzo di persone sono state colpite.

- Un milione e 200 mila sono state costrette a lasciare le loro case e vivono allo sbando nelle campagne.

- 294 mila persone hanno abbandonato il paese.

- Di qui a fine anno si calcola che questo numero aumenterà fino a 700.000 profughi.

- Il 75% di questo popolo in fuga è rappresentato da donne e bambini, oltre che da anziani ammalati.

La Turchia ormai, nonostante la sua buona volontà, non riesce più a rispondere alle richieste di soccorso e per questo hanno aperto le frontiere, con generosità, anche Giordania, Libano e Iraq.

Ho citato la risoluzione 1818, che aveva già previsto comunque il coinvolgimento anche della nostra civilissima Europa. Civile e pacifica, e speriamo che oggi si svegli con sentimenti nuovi e diversi rispetto al passato. Domande di asilo sono già pervenute in Germania, Svezia, Francia e Regno Unito e questa è la prova che questa crisi è già una crisi europea.

Oggi, in questo emiciclo, deve risuonare alto l’interrogativo che richiama la nostra responsabilità: che risposta possiamo dare e vogliamo dare oggi, di fronte a questa catastrofe umanitaria, prima che politica?

La prima risposta, e ringrazio ancora la Presidenza, è questo dibattito.

La crisi in Siria ha sofferto anche di molta indifferenza da parte dei paesi occidentali, di qua e di là dell’oceano. Crisi recenti in paesi vicini avevano trovato immediata attenzione e interventismo davvero pronto da parte di paesi europei ed extraeuropei. Verso la crisi siriana vi sono stati lunghi, imbarazzanti, silenzi. Il fatto che oggi ne parliamo è già una reazione positiva.

Nella risoluzione che la Commissione per l’immigrazione vi propone vi sono alcune idee concrete:

- Occorre arrivare al più presto al cessate il fuoco da parte delle truppe governative e dei ribelli.

- Occorre aiutare nel suo difficile lavoro il mediatore internazionale Lakhdar Brahimi.

- Occorre aprire corridoi umanitari o zone tampone per consentire il transito sistematico delle colonne dei soccorsi.

- Convincere le autorità governative siriane a collaborare con le ONG per aiutare la popolazione.

- Spostare i campi profughi in località più lontane dalle frontiere per evitare rappresaglie. È una richiesta che ci è stata presentata esplicitamente dai profughi un anno fa nei campi lungo i confini con la Turchia.

Ma ci sono anche alcune raccomandazioni per i paesi europei:

- Aprire le frontiere all’accoglienza, non respingere nessuno, in base al principio noto del non refoulement.

- Accelerare le pratiche per la concessione dell’asilo e di una protezione internazionale applicando lo status di rifugiato senza esitare.

- Chiedere alla Banca per lo sviluppo del Consiglio d’Europa di predisporre un piano di ricostruzione per sostenere concretamente le azioni dell’HCR in favore dei rifugiati.

Infine, se non basta fare ricorso a sentimenti di generosità, occorre sempre considerare che se la crisi siriana dovesse andare ancora più lontano e peggiorare, potrebbe diventare davvero una polveriera pronta a esplodere in maniera ancora più deflagrante, una polveriera troppo vicina all’Europa, troppo vicina al cuore dei paesi arabi e islamici.

Signor Presidente, parlamentari dei 47 paesi del Consiglio d’Europa, la crisi in Siria non appartiene solo ai siriani ma tocca tutti noi nel profondo della nostra natura di esseri umani, ma anche nel significato più genuino del nostro mandato politico che ci impone prima di tutto di avere il coraggio delle nostre azioni.

Coraggio quindi: dopo il lungo, fragoroso silenzio di questi mesi, oggi alziamo la nostra voce e abbiamo il coraggio di farlo per gridare che per un giorno siamo tutti siriani.

Vi ringrazio.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13048)

Grazie Signor Presidente.

Discutiamo di un rapporto presentato dal Presidente SANTINI della Commissione immigrazione che è un rapporto esauriente e completo che non si limita al piano delle analisi, ma avanza concrete proposte di organizzazione della solidarietà e dell’aiuto in una situazione tanto drammatica.

Il mio intervento quindi si limita a richiamare molto brevemente alcuni aspetti che penso debbano essere considerati per contribuire a un esito positivo o – scusate il mio pessimismo – a uno sviluppo meno negativo della situazione.

Noi abbiamo discusso nel mese di aprile della questione in Siria e abbiamo adottato una risoluzione nel momento in cui con il mandato a Kofi ANNAN si era aperto uno stretto, piccolo spazio per un negoziato, una speranza di una soluzione politica.

A molti mesi di distanza dobbiamo semplicemente prendere atto che questo spazio si è chiuso, che la situazione si è drammatizzata, che quello che descrivevamo semplicemente come un conflitto si è trasformato in una vera e propria guerra civile della quale non solo non si vede soluzione ma che vede ogni giorno accrescere i livelli di tensione, di violenza e di scontro. I fatti di questa notte e di questa mattina e la dinamica del confronto che sembra ancora crescere tra la Turchia e la Siria, sono l’ultima prova di quanto sto dicendo.

In questa situazione è disperante, drammaticamente disperante, il vuoto e la paralisi della comunità internazionale. Un blocco che sembra riproporre oggi, a tanti anni di distanza, logiche di guerra fredda e di una divisione geopolitica che ci sembrava potessero essere definitivamente alle nostre spalle. Per questo credo che se dal Consiglio d’Europa, dalla modestia delle nostre forze e delle nostre possibilità, venisse un appello drammatico a rompere questa situazione e a riprendere un senso di responsabilità, a intervenire, questo sarebbe molto importante.

Questo appello va rivolto in due direzioni, oltre che alla comunità internazionale: va rivolto a tutte quelle forze che ancora sono intorno al regime di Assad, per chiedere che le persone più avvertite, le forze più consapevoli prendano l’iniziativa verso un negoziato, si rendano disponibili a una trattativa per una transizione, per un cambiamento del quadro. E, allo stesso tempo, un appello all’opposizione perché si unifichi e diventi un soggetto effettivamente in grado di dare uno sbocco politico alla lotta di un popolo che ha dimostrato un coraggio straordinario e che non merita di essere oggi portato a una situazione così disperata.

Questo è quello che mi sembrava di dover dire e credo che naturalmente nel momento in cui noi prendiamo una posizione che riguarda la questione dei rifugiati e dei profughi, dobbiamo ricordare che è solo in una ricostruzione di una soluzione politica che anche lo stesso problema dei rifugiati può trovare una soluzione. In una soluzione politica, perché quella della soluzione militare continua a essere un’illusione pericolosa che deve essere contrastata.

Grazie.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045)

Mi regala trenta secondi, Presidente, La ringrazio.

In effetti ci sarebbe bisogno di replicare a tanti e mi scuseranno coloro che non citerò. Ringrazio il collega MARCENARO innanzitutto, che nella sua relazione ha ricordato come, per invocare l’aiuto e il soccorso dei paesi, bisogna prima sbloccare una situazione di geopolitica un po’ inamidata che non spinge molti paesi a intervenire: aspettano che siano gli altri a intervenire prima. In questo modo si realizza la paralisi delle azioni che poi è figlia dell’abulia delle volontà.

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno fatto proposte fondamentali, come la collega SCHUSTER: “prima di tutto preoccupiamoci di accogliere i profughi”. I colleghi WOLDSETH e MICHEL che hanno rivendicato l’impegno politico dell’ONU dicendo che non è vero che la nostra voce non venga ascoltata: intanto solleviamola, alziamola. E il collega HANCOCK che ha ricordato i contributi concreti che molti altri colleghi hanno rivendicato, spiegando che il suo paese ha già versato cinquanta milioni di euro. È già un bellissimo segnale.

“Prima di tutto, cessate il fuoco”, ha ricordato il collega KÜRKÇÜ. E questa è anche un’altra tappa importantissima. E poi, che la soluzione politica è l’unica via d’uscita possibile è stato ripetuto un po’ da tutti i colleghi ed è quello che nel rapporto è la linea fondamentale.

Vorrei evidenziare l’intervento della collega HÄGG, dove dice che in fondo in Siria ci sono anche persone che sono profughi due volte: sono coloro che erano già profughi all’interno della Siria e che ora fuggono come i siriani. Ma anche il collega LEIGH ha evidenziato che accanto alla guerra civile in corso vi sono anche bande armate che seminano il terrore e tra l’altro, molte azioni di violenza gratuita sono state perpetrate ai danni della minoranza religiosa cristiana.

Al collega HANCOCK e alla collega MEMECAN che hanno parlato di questo famoso emendamento 6 al paragrafo 9, vorrei dire che mi spiace che ci sia un malinteso. Il paragrafo 9, è vero, incomincia in maniera apparentemente negativa rammaricandosi che la Turchia non abbia saputo accompagnare la sua lodevole azione di accoglienza (che ho esaltato nel mio intervento) con una fase successiva, che è quella della concessione dell’asilo ai profughi che riceve.

La Turchia non ha firmato il protocollo della Convenzione di Ginevra del 1951 nel quale si prevede la concessione dello status di profugo, quindi, di fatto, l’asilo, a tutti coloro che fuggono la situazione di guerra e di pericolo, limitandosi invece a questa restrizione geografica per coloro che fuggono dai paesi europei. Questo emendamento, nella sua seconda parte, è semplicemente un auspicio, un invito alla Turchia a rivedere questa limitazione geografica e quindi ad accompagnare, a unire all’azione di accoglienza dei profughi dalla Siria, quella successiva di aprire la possibilità di avere l’asilo. Quindi, nessuna affermazione negativa, tant’è che questa mattina la Commissione per l’immigrazione e i rifugiati ha votato contro la proposta di soppressione.

L’unica espressione, forse, contro un emendamento venuto dalla Commissione politica. Io per questo prego il Presidente e coloro che sono intervenuti, di rivedere la loro opposizione e magari di ritirare la richiesta di soppressione. Non ha senso. Noi semplicemente chiediamo alla Turchia di allinearsi con gli altri paesi europei e non, aggiungendo la richiesta di asilo a quella dell’accoglienza.

Ho sentito che in Turchia c’è questo orientamento, che la Turchia starebbe aspettando di diventare membro dell’Unione europea per firmare in pieno la Convenzione di Ginevra. Ebbene, non so quando questo avverrà, ma intanto, in questa emergenza, potrebbe già essere una soluzione di aprire anche questa possibilità.

Tutti gli emendamenti che sono stati presentati, sono aggiuntivi e sono migliorativi della mia relazione. Quindi io ringrazio ancora tutti e soprattutto il tono che vi è stato in questo dibattito, che non è stato un dibattito di pareri contrari ma che è quasi sempre e quasi dappertutto, un coro, l’unione di molte volontà che alla fine approderanno, io penso, a un voto comune.

Infine, su tutti è emerso un diritto che voi avete ribadito e che nella relazione c’è: il diritto di questo popolo ad avere un futuro. O tornando nelle proprie case nel proprio paese o trovando asilo nei paesi di accoglienza.

E questo, credo, possa essere un motivo, Signor Presidente, un motivo anche per fare presente nel prossimo bureau che questa situazione non può chiudersi con questo dibattito ma che c’è bisogno di aprire una fase di vigilanza per quanto sta accadendo nei campi dei profughi, in qualche forma che troveremo - qualche commissione farà delle proposte pertinenti - ma anche e soprattutto per fare capire ai siriani e a tutti coloro che oggi hanno manifestato il desiderio di sostenerli, che non è vero che in quest’aula ci limitiamo a parlare, ma qualche volta, spinti dal cuore e dalla ragione, siamo capaci di produrre anche azioni concrete.

Grazie.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13045, Emendamento 2)

Grazie.

Semplicemente un emendamento che parla dell’aggravamento della crisi siriana e di una escalation che ha portato a una vera e propria guerra civile.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13045, Emendamento 4)

Io ho presentato l’emendamento a nome della Commissione politica. L’emendamento orale è stato presentato nella Commissione immigrazione. Io credo che possa essere accolto. L’emendamento principale condanna le violazioni costanti dei diritti dell’uomo e conclude, come potete vedere, chiedendo che ogni responsabile di crimini, chiunque sia, sia deferito alla Corte penale internazionale.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045, Subemendamento orale all’emendamento 4)

Sì, la Commissione lo ha approvato con grande convinzione. Non all’unanimità, ma con grande convinzione.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13045, Emendamento 5)

È semplicemente una specificazione che riguarda la situazione incerta nella regione siriana.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045, Emendamento 5)

Favorevole.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13045, Emendamento 6)

Grazie Signor Presidente.

Questo emendamento è stato già oggetto di analisi e valutazioni nel dibattito. Mr HANCOCK e altri lo hanno illustrato. Dico solo che la Commissione degli affari politici lo ha approvato all’unanimità.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045, Emendamento 6)

Presidente, è la spiegazione che ho dato prima. C’è forse un fraintendimento nel significato di questo emendamento che la Commissione immigrazioni questa mattina ha respinto con un voto netto e dopo spiegazioni avute con i colleghi turchi e tutti coloro che avevano le stesse perplessità che sono state avanzate in aula. Quindi ritengo che questo emendamento non abbia centrato il senso vero della proposta che è quello di aiutare la Turchia a fare un passo successivo. Non di criticarla, questo è lontano dalla nostra intenzione. Adesso mi rimetto all’aula, quindi vedremo se tutti hanno compreso questo senso positivo della Commissione.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045, Emendamento 1)

Anche questo emendamento è stato respinto in Commissione immigrazione questa mattina in quanto riporta semplicemente una richiesta formale fatta da molti profughi presenti nei campi che chiedono che i campi vengano spostati lontano dalle frontiere, in quanto considerano questa posizione attuale, troppo vicina alle frontiere, pericolosa.

Giacomo SANTINI (Italia, EPP/CD PPE/DC)

(Doc. 13045, Emendamento orale)

A favore.