IT13CR11 |
AS (2013) CR 11 |
Versione provvisoria |
SESSIONE ORDINARIA 2013
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(Seconda parte)
ATTI
Dell'undicesima seduta
Lunedì 22 aprile 2013, ore 15.00
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
ANDREOLI Paride (San Marino, SOC)
Domanda a Gilbert SABOYA SUNYÉ
Signor Presidente, desidero innanzitutto congratularmi per la presidenza di Andorra. L’Europa è sempre più al centro dell’attenzione: San Marino, Andorra e Monaco sono accomunati da un percorso, da un processo d’integrazione europea che potrebbe sfociare in uno specifico accordo di associazione.
Secondo lei, quali possono essere le prospettive e le possibili resistenze e, nelle sue relazioni all’Unione Europea, quale potrebbe essere il ruolo dei piccoli Stati?
Desidero poi comunicare a lei e ai rappresentanti dei vari paesi presenti nel Consiglio d’Europa che San Marino affronterà nei prossimi mesi una giornata referendaria su richiesta popolare sul tema dell’Unione europea.
Grazie.
M. Pietro MARCENARO (Italia, SOC)
(Doc. 13169 e Doc. 13175)
Signor Presidente, cari Colleghi,
nel vostro dossier trovate una rassegna documentata dell'attività del Bureau e dello Standing Committee nei tre mesi che ci separano dall'ultima sessione. Rinvio alla lettura di questo materiale e, in questa presentazione, mi fermerò su quattro punti: il Kosovo, la Bielorussia, l'osservazione elettorale e il premio Václav Havel.
Cominciamo dal Kosovo. Partiamo da una buona notizia: l'accordo raggiunto nei giorni scorsi tra le autorità serbe e quelle del Kosovo, pur non essendo ancora conclusivo, segna un'importante evoluzione positiva della situazione. È un passo avanti non solo sullo specifico problema del Kosovo, ma dell'intero processo di riconciliazione e di stabilizzazione della regione che, come dimostra ancora il blocco della situazione in Bosnia Erzegovina, non è ancora concluso e può ricevere da quest'accordo un'importante spinta positiva. Che questo progresso avvenga dopo che le ultime elezioni hanno prodotto in Serbia un'alternanza di governo ci dice che la pacificazione ha basi ampie e solide e che unisce la grande maggioranza delle forze politiche.
È giusto riconoscere il ruolo positivo svolto dall'Unione europea e dal suo Alto Rappresentante, Lady Ashton, ma credo sia giusto ricordare il ruolo importante che noi, Consiglio d'Europa e Assemblea parlamentare, abbiamo svolto. Jean-Claude MIGNON ha compiuto a marzo una visita molto importante e voglio rendere merito all'iniziativa del Segretario JAGLAND e al lavoro svolto soprattutto dal rapporteur dell'Assemblea per il Kosovo Bjorn VON SYDOW. L'impostazione alla quale ha contribuito con i suoi rapporti - l'abbiamo riassunta dicendo standard e non status - ha contribuito a preparare il successo odierno. Mi soffermo su questo punto perché ci aiuta a definire meglio la nostra specificità: noi non siamo né le Nazioni Unite né l'Unione europea. Non solo perché è diversa la nostra geografia politica, ma perché è diversa la nostra missione. Noi abbiamo al centro proprio gli standard che definiscono diritti umani, democrazia e Stato di diritto. Apro una parentesi per dire che per quanto mi riguarda, penso di seguire questa stessa impostazione - standard e non status - nella stesura del rapporto sul Medio Oriente, del quale sono relatore. È in questo quadro che si colloca la decisione del Comitato permanente nella riunione del 7 marzo a Parigi, di garantire il diritto a due rappresentanti parlamentari eletti nell'Assemblea del Kosovo, uno della maggioranza e uno dell'opposizione, prima di tutto di partecipare, anche se senza diritto di voto ma con diritto di parola, a tutte le commissioni con eccezione del monitoraggio e delle regole e procedure, indipendentemente dai temi in agenda e, secondo, di partecipare, pur senza diritto di parola, alle sedute plenarie dell'Assemblea.
Secondo punto: la Bielorussia. Il 7 marzo e anche questa mattina, nella riunione del Bureau, si è avuto uno scambio di opinioni sul problema delle relazioni con la Bielorussia. Non ripeterò qui, perché conosciute da tutte voi, le ragioni che hanno portato ormai da anni la nostra Assemblea a un congelamento delle relazioni con la Bielorussia. Sono ragioni molto semplici: la Bielorussia viola i principi fondamentali del Consiglio d'Europa per quanto riguarda i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. La questione della pena di morte e la ripresa delle esecuzioni capitali, in particolare dei due giovani accusati di attentato terroristico alla metropolitana di Minsk, è il punto più evidente di questa violazione dei diritti umani, ma non certo l'unico. Tuttavia siamo qui di fronte a una domanda importante: come fare in modo che la nostra sacrosanta intransigenza non rimanga sterile ma si traduca in iniziativa politica e istituzionale efficace, capace di contribuire a uno sviluppo positivo della situazione e ad aiutare concretamente coloro che coraggiosamente, in Bielorussia, si battono in una situazione difficile per la libertà e per la democrazia? Non è forse questo il tema che l'Assemblea ha affrontato quando ha discusso del rapporto tra i principi e realpolitik nella politica estera dei nostri paesi e della stessa Unione europea? La proposta di invitare ad un confronto sui temi cruciali, a partire dalla pena di morte, rappresentanti del Parlamento bielorusso insieme a rappresentanti dell'opposizione, ai quali la dittatura nega sostanzialmente libere elezioni e la possibilità di sedere in parlamento, può essere una via sulla quale cercare una risposta a questo interrogativo.
La commissione politica alla quale è affidato questo tema, e che ha scelto come relatore l'onorevole HERKEL, può essere incaricata dall'Assemblea di promuovere e organizzare questa iniziativa. Una delle condizioni, naturalmente, è che all'onorevole HERKEL, il nostro relatore, sia restituita la possibilità - fino a oggi preclusa - di esercitare la sua funzione senza i veti delle autorità bielorusse che fino ad oggi lo hanno bloccato.
Terzo punto: l'osservazione elettorale. Anche in questi mesi è stata importante l'attività di osservazione elettorale. Abbiamo avuto le elezioni parlamentari a Monaco il 10 febbraio, le elezioni presidenziali in Armenia il 18 febbraio e in Montenegro il 7 aprile, il prossimo 12 maggio le elezioni parlamentari in Bulgaria e, a giugno, in Albania. Sulle singole elezioni sono a vostra disposizione le relazioni delle commissioni ad hoc, mentre sulle elezioni armene si svolgerà uno specifico dibattito.
Nell'insieme, pure in presenza di un miglioramento delle performance elettorali rispetto al passato, seri problemi restano ancora aperti e l'osservazione elettorale si conferma come uno dei compiti più importanti dell'azione dell'Assemblea. È anche per questo che sottolineo l'importanza della riunione dei presidenti delle commissioni ad hoc che si è tenuta lo scorso 22 gennaio sotto la presidenza di Jean-Claude MIGNON. La riunione ha discusso una nota preparata dal Segretario generale dell'Assemblea sulla base della Risoluzione 1897 del 2012 "Garantire elezioni più democratiche" e in particolare i suoi paragrafi 9 e 10. Le proposte formulate sono dirette ad accrescere la qualità e l'efficacia del lavoro di osservazione elettorale attraverso l'integrazione sistematica dell'osservazione elettorale sia nella fase di preparazione che nel seguito delle raccomandazioni formulate nell'attività della Commissione di monitoraggio. Secondo, un coinvolgimento sistematico nell'attività di osservazione elettorale degli altri organi del Consiglio d'Europa, e cioè oltre alla Commissione di Venezia, del GRECO, cioè del gruppo contro la corruzione per quanto riguarda il delicato tema del finanziamento delle elezioni e della Corte europea dei Diritti dell'Uomo per l'esame della giurisprudenza dei diversi paesi. Infine, rafforzare le sinergie sia con le altre organizzazioni internazionali, l'OSCE e l'ODIHR in primo luogo, ma anche l'Unione europea che sempre più frequentemente partecipa all'attività di osservazione elettorale, e con le organizzazioni non governative. La proposta che è emersa da questa riunione è quella di una conferenza sulla dimensione parlamentare delle osservazioni elettorali, da organizzare in tempo utile e che può essere un'occasione importante per fare progredire questa nostra attività.
Ma alla fine di questo punto, sul carattere democratico delle elezioni, permettetemi di dire una parola per sottolineare che molto rimane da fare per rendere le leggi elettorali di tanti paesi rispettose dei principi della rappresentanza democratica e della rappresentatività delle istituzioni. Parlo in questo momento pensando in particolare al mio paese, l'Italia, dove poche settimane fa la Corte costituzionale ha sollevato il problema della legittimità di una legge elettorale che consegna al primo partito o alla prima coalizione vincente un premio di maggioranza tale da far contare per il 55% dei parlamentari forze che hanno raccolto solo il 25% del consenso degli elettori. Gli sviluppi della situazione in Italia dimostrano che non solo i principi della democrazia vengono in tal modo colpiti, ma che - e sottolineo questo punto - quelle stesse forze che vengono premiate da questo meccanismo possano cadere in una crisi profonda quando a una rappresentanza parlamentare così artificialmente ampia e alle responsabilità che essa comporta non corrisponde un'adeguata forza e un adeguato consenso nel paese. Io spero che il difficile impegno che il Parlamento italiano in crisi ha chiesto qualche giorno fa a Giorgio Napolitano rieleggendolo per la seconda volta con il 75% dei voti alla Presidenza della Repubblica possa avvalersi del sostegno e della collaborazione del Consiglio d'Europa e della sua Assemblea parlamentare.
Infine, l'ultimo punto riguarda il premio Václav Havel. Dirò solo pochissime parole. Voglio ringraziare il Presidente dell'Assemblea e il suo Segretario generale per quello che io considero un vero e proprio regalo che ci hanno fatto. Viviamo in tempi difficili, nei quali una democrazia troppo spesso inadempiente non riesce a interpretare le aspirazioni, i bisogni e la volontà dei cittadini. Ricordarci, in questa difficile situazione, di Václav Havel, di un coraggio che sa diventare forza, di una forza che opera per realizzate coerentemente le sue promesse e i suoi impegni ci aiuta a legare il nostro universo simbolico a una figura straordinaria del nostro tempo. Ciascuno sa quanto, soprattutto nell'odierna società della comunicazione nella quale viviamo, i simboli siano diventati una forza non solo spirituale, ma anche materiale.
Grazie per la vostra attenzione.
Pietro MARCENARO (Italia, SOC)
(Doc. 13169 e Doc. 13175)
Grazie, Signor Presidente. Solo su un punto per dire una cosa all’Onorevole BECK a proposito della questione Bielorussia: io capisco le sue preoccupazioni che sono anche le nostre, perché la posizione che l’Assemblea ha preso è una posizione fondata e tutti noi ricordiamo il pomeriggio in cui la madre di quei ragazzi è venuta qua alla Commissione politica. Forse era la prima riunione che io presiedevo.
Ma la domanda che noi pone è come rendere la nostra intransigenza efficace. Io penso che a questa domanda noi non possiamo sottrarci perché, diciamo così, la nostra moralità non sta semplicemente nell’affermare le nostre convinzioni: sta nel mettere le nostre convinzioni a disposizione e al servizio di coloro che in prima linea si battono.
Dico questo, che nel momento in cui prendiamo questa decisione, sento un dovere - e aggiungo questo alle cose che ho detto nell’introduzione - di consultare su queste cose i rappresentanti dell’opposizione con i quali abbiamo rapporti e che consideriamo i nostri interlocutori. Nessuno può pensare che un rapporto che scegliamo su certi temi per incalzarli con le autorità bielorusse possa significare un abbandono di quelli che per noi sono stati e devono continuare a essere gli interlocutori principali.
Grazie.