IT13CR14      

AS (2013) CR 14
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Seconda parte)

ATTI

Della quattordicesima seduta

Mercoledì 24 aprile 2013, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)
(Doc. 13157)

Grazie Presidente, Cari Colleghi,

Voglio spendere pochissimi minuti per lasciare la possibilità ai numerosi colleghi interessati a dibattere su questo argomento, di poter intervenire con calma e tranquillità e far tesoro di tutte le cose che direte.

È la seconda volta in questi ultimi anni che il Consiglio d’Europa si occupa in particolare del tema della libertà religiosa, ovviamente nel rispetto dei diritti umani come sarà il nostro titolo, e delle violenze che personalmente o a livello comunitario vengono fatte nei confronti delle comunità religiose, un diritto umano fondamentale che tutti i giorni è sotto l’attenzione dei mass media per la sua difficoltà ad essere rispettato e promosso. Voglio pensare innanzitutto a quello che è accaduto in queste ore e in questi giorni ad alcuni vescovi della chiesa ortodossa siriana, che sono stati arrestati, sequestrati e che solo dopo una lunga mediazione da parte delle altre chiese ortodosse e della comunità internazionale sono stati finalmente rilasciati. Pensiamo al massacro di alcuni sacerdoti di religione cristiana in Iraq, ma pensiamo anche come questi attacchi alle comunità religiose siano particolarmente violenti pure nei confronti di altre religioni. In proposito voglio citare il caso drammatico, avvenuto qualche settimana fa, della comunità dei buddisti di Myanmar che hanno assalito la comunità musulmana a Rohingya.

Il tema è di grande attualità ma non dobbiamo pensare che il rispetto della libertà e delle comunità religiose sia messo - ovviamente con altre forme di limitazioni - in discussione solo nei paesi intorno all’Europa. Con questo rapporto vogliamo ribadire questo valore e questo diritto fondamentale anche all’interno dei paesi del Consiglio d’Europa e in questo spero che il vostro dibattito saprà mettere in evidenza come l’attualità non solo di un’affermazione di principio ma di una concreta affermazione di un valore per tutti possa essere riproposta con forza da questa assemblea e con forza possa illuminare il nostro operato come singoli parlamentari, come governi e come Consiglio d’Europa.

Grazie per la vostra attenzione.

SANTINI Giacomo (Italia, PPE/DC)

(Doc. 13157)

Grazie Signor Presidente. Cari Colleghi,

Io intervengo come presidente di commissione, in sostituzione del collega TÜRKEŞ che è relatore per parere, ma che oggi è trattenuto in patria per motivi importanti.

Innanzitutto vorrei anche io ringraziare, al di là di ogni formalità e piaggeria, il relatore per il coraggio e per la fermezza, ma anche per la lucidità, con cui ha affrontato un tema che non è la prima volta che trattiamo in quest'aula ma che è sempre difficile proporre.

Nel nostro parere, la Commissione per l'immigrazione e i rifugiati e le persone sfollate tiene conto delle condizioni e delle situazioni che caratterizzano questa particolare categoria di cittadini alla luce di un argomento che è, purtroppo, di estrema attualità, ma non lo è certo da oggi. Lo è da molto tempo e sempre, purtroppo, lo sarà in futuro, per molti anni ancora. Questo vale - lo ha ricordato anche il relatore - per molte situazioni di crisi, molte situazioni di persecuzione religiosa al di fuori dei paesi del Consiglio d'Europa, ma vale anche per determinate situazioni all'interno di alcuni paesi del Consiglio d'Europa.

La Commissione per l'immigrazione ha proposto tre emendamenti e ringrazio il relatore e il presidente della Commissione per averli accolti all'unanimità. Vogliamo solo ricordare che molto spesso la persecuzione religiosa è un motivo per ottenere il diritto d'asilo. Anzi, lo è sempre, in quanto questo è determinato dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Quindi non è una graziosa concessione di questo o quel governo, di questo o quel paese, ma è un diritto acquisito grazie alla Convenzione di Ginevra.

Per altri versi, se è giusto preoccuparsi delle molte situazioni di crisi e di persecuzione che il relatore ha ricordato, in Medio Oriente per esempio, non possiamo ignorare anche molti casi di persecuzioni interne ai paesi del Consiglio d'Europa. Vale per tutte le religioni e vale in modo particolare - ed ecco perché ci occupiamo di migrazione - per le minoranze che sono emigrate in determinati paesi dove non sempre l'esercizio del diritto della propria religione viene rispettato.

Quindi noi vogliamo anche proporre, con questo intervento, modalità nuove di dialogo per affrontare questo argomento all'interno dei paesi in cui vi sono religioni fortemente radicate, per aprire il confronto e il dialogo con le religioni di immigrazione.

Infine, i nostri emendamenti riguardano anche forme di violenza che possono essere spesso non soltanto fisiche ma anche morali, di violenza verbale e, perché no, di violenza occulta, quando attorno ad una minoranza religiosa si creano condizioni di invivibilità.

Permettetemi ancora di felicitarmi per il rapporto del Signor Volontè. Anche io sono molto curioso di ascoltare gli interventi per capire in quale misura potremmo tentare di proporre delle soluzioni condivise o ampiamente condivise in quest'aula.

Grazie Signor Presidente.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)
(Doc. 13157)
Risposta ai Gruppi

Grazie, Presidente.

Voglio ringraziare tutti coloro che sono intervenuti a nome dei gruppi, ovviamente i colleghi che sono intervenuti con un punto di vista favorevole su questa relazione e anche coloro che come JENSEN, VILLUMSEN e ACKETOFT che invece hanno avuto parole di moderata critica o pregiudizio.

Permettetemi di dire due cose: innanzitutto sono sconcertato. Guardando i miei colleghi capigruppo, sono sconcertato per le parole di alcuni gruppi parlamentari perché abbiamo parlato più di una volta di questo dibattito nella commissione politica, abbiamo discusso sia del cambio del titolo dalla prima mozione originaria alla decisione della commissione dei presidenti per cambiare il titolo così com’era, cioè “Violenza alle comunità religiose”, sia di questa nuova reazione. Forse ad alcuni colleghi che sono intervenuti, è sfuggito un elemento: la commissione politica ha approvato ieri tutti gli emendamenti. Li avrebbe approvati anche Rabat gli stessi emendamenti anche se evidentemente chi è intervenuto non poteva essere presente per molti aspetti. Solo che non c’è stata l’occasione di discuterne perché alcuni dei proponenti non potevano essere presenti. A Rabat questo rapporto è stato approvato dalla commissione politica da tutte le vostre forze politiche - vorrei che mi si guardasse come io guardo quando si parla – da tutti all’unanimità!

Mi permetto di dire che questo rapporto è basato sulla convenzione dei diritti umani che forse ho letto anch’io come la collega ACKETOFT – ovviamente non come Lei che sarà professoressa a Cambridge sulle convenzioni internazionali – ma che mi permetto di dire ho maneggiato anch’io in questi anni e non solo sul punto di vista esclusivamente religioso. Spero che i prossimi interventi siano nel merito del rapporto e vadano a migliorarlo come io con grande spirito e senza pregiudizio ho ascoltato i vostri interventi, e che tengano conto del lavoro fatto non dal solo sottoscritto, ma dal sottoscritto, dai membri della commissione politica che hanno discusso il primo draft, da coloro che hanno passato delle ore a Rabat a discutere e approvare la bozza di raccomandazione e da coloro che ieri con sacrificio erano in commissione politica e hanno approvato su mio parere gli emendamenti.

Parliamo di come usare positivamente un documento che può essere approvato dall’Assemblea parlamentare, in senso positivo rafforzare – non violare – ma rafforzare lo spirito del Consiglio d’Europa nella promozione in questo caso e per questo rapporto, della libertà religiosa.

Vi ringrazio per quello che avete detto e per quello che direte.

Renato FARINA (Italia, PPE/DC)      
(Doc. 13157)

Grazie, Presidente.

Il rapporto del collega Volontè è eccellente. È un compendio utilissimo per chi anche voglia in futuro far valere, in termini di diritti umani e di valori fondanti dell’Europa, la questione della libertà religiosa, di tutte le religioni e anche di chi non ha religione.

La libertà religiosa, ha scritto il parlamento italiano in una risoluzione votata praticamente all’unanimità nel 2011, è la “madre di tutte le libertà”. Perché? Perché lì si gioca l’essenza del nostro essere persone umane. La libertà di cercare la verità, senza oppressione e condizionamenti. Senza costrizioni di maggioranze su minoranze. Anche la religione di chi non la vuole, la religione.

Oggi la rivendicazione della libertà religiosa diventa rischio per la vita. E noi che facciamo? L’Europa che fa? Fa pochissimo perché con velocità impressionante si sta riaffermando un tremendo principio di Realpolitik: vale a dire si tende alla stabilizzazione politica di regioni e stati su base uni-confessionale. In Iraq i cristiani sono indotti all’emigrazione. Lo stesso fenomeno cresce tra i copti d’Egitto. La primavera araba è diventata il pretesto di una pulizia su base religiosa! La persecuzione dei cristiani in Tunisia e in Libia è un fatto tragicamente taciuto.

Si alza ogni domenica il grido dei cristiani della Nigeria! Lo accettiamo come normale. In fondo siamo pronti a tollerare immense trasmigrazioni di popoli, purché non sia il nostro popolo, e non siano minacciati i rifornimenti di petrolio! In realtà è un calcolo sbagliato proprio dal punto di vista della Realpolitik.

In particolare se l’attuale processo di espulsione dei cristiani e del cristianesimo iniziato in Medio Oriente già nei primi decenni del secolo scorso andasse avanti, ciò significherebbe la destabilizzazione di paesi strategici per gli equilibri mondiali, oltre che di primaria rilevanza per gli interessi europei. Pensiamo a quello che sta accadendo in Siria proprio in questi giorni!

Stiamo tornando ai tempi della Pace di Augusta, con il famigerato principio “Cuius regio, eius religio” (“Di chi [è] il potere, di lui [sia] la religione). Così non si può andare avanti.

In Europa esiste un rischio simile: non così violento, non cruento ma è tale. Qual è la religione dominante? La religione del non-avere-una-religione. Vale a dire l’egemonia fondamentalista di una cattiva laicità dello Stato. Vale a dire di una laicità che diventa religione di Stato.

Io credo invece che sia necessario andare verso una nuova idea di laicità, dove lo Stato stimoli l’incontro e il contributo reciproco, come invocato anche da filosofi laici come Habermas, tra visioni del mondo laiche e visioni del mondo religiose, dove una purifica l’altra.

L’anniversario dell’editto di Milano citato dal rapporto Volontè può essere un’occasione enorme per comprendere che la libertà religiosa non è il permesso di praticare una religione, non è solo tolleranza ma è la sorgente di crescita di tutti! Per questo va promossa e sostenuta perché ne va del futuro dell’umanità e di tutti gli altri diritti!

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)
(Doc. 13157)
Risposta agli oratori

La ringrazio Presidente.      
Intanto voglio ringraziare anche tutti i cinquanta colleghi che sono intervenuti. Come già detto prima, voglio ringraziare tutti, quelli che hanno criticato il rapporto e quelli che lo hanno invece apprezzato. Voglio ringraziarli per la loro partecipazione soprattutto con queste critiche anche a seguito delle discussioni portate avanti dalla commissione politica. Voglio ricordarlo a tutti voi che la commissione politica ha cominciato a discutere di questo rapporto non qualche mese fa ma immediatamente a seguito – ed è stato richiamato da molti oratori – della risposta portata dal Comitato dei ministri a un precedente rapporto che aveva interessato la nostra commissione e che avevamo approvato proprio sulle responsabilità dei paesi del Consiglio d’Europa nei confronti di ciò che stava avvenendo in alcune regioni del Mediterraneo nel corso del 2011. E quello che era stato auspicato con l’iniziativa che era partita dal Presidente della delegazione francese di allora, l’attuale presidente MIGNON, e poi non è stato attuato dal comitato dei ministri.

Il rapporto ha cambiato più volte titolo e lo cambierà anche oggi proprio per ricomprendere il più possibile i dibattiti che ci sono stati e che anche stamattina abbiamo ascoltato. Certamente ci sono questioni che rimangono aperte. Un rapporto come questo – e siete stati in molti a dirlo – è un rapporto che non finisce oggi. È un rapporto che per gli avvenimenti che sono accaduti e che continuano ad accadere. Io ho citato nel mio intervento iniziale gli ultimi due casi, quelli più evidenti in questi ultimi giorni, l’attacco da parte di alcuni estremisti buddisti a Myanmar nei confronti della comunità islamica, il sequestro in alcuni casi con il rilascio come viene detto in queste ore o l’espulsione dalla comunità in Siria o l’espulsione dell’intera comunità tradizionalmente cristiana dalla Cirenaica qualche settimana fa.

Tutto ciò riguarda tutti ed è stato detto qualche minuto fa con grande passione e intelligenza dalla collega francese: ha detto che non siamo immuni da questa tentazione di considerare chi crede in una qualsiasi religione come un pericolo per le nostre democrazie. Voglio citare qui una delle tante cose che mi hanno colpito – ringrazio ancora in questo senso il presidente della delegazione tedesca GAUCK (e ringrazio il presidente MIGNON di averlo invitato) – quando ha detto l’altro giorno: “Non dobbiamo aver paura delle convinzioni religiose, perché proprio il fatto che ci siano persone che hanno forti convinzioni religiose e la consapevolezza della loro identità è l’occasione per aprire un dialogo che sia fecondo per tutte le democrazie”. In questo senso il nostro rapporto certo è forse andato un po’ oltre il secondo titolo ed è stato più consono al primo titolo che gli è stato dato e certamente è più consona la sua risoluzione al titolo che abbiamo condiviso ieri nella commissione politica. Ricordo ancora che nella commissione politica, su più di trenta emendamenti, è stata approvata la stragrande maggioranza e quindi tutte le ragioni sono state ricomprese al cento per cento.

Per concludere, tornando al punto precedente voglio ricordarvi che appunto, questo rapporto non finisce oggi. È un lascito, una priorità che credo per il Consiglio d’Europa – come ha detto il suo Presidente il giorno della sua elezione – rimanga ancora come grande punto d’attenzione per tutti voi nei prossimi anni.

Questi ultimi tre minuti - partendo da questo rapporto - li voglio spendere per ringraziarvi per il lavoro svolto con la segreteria della commissione politica e il suo presidente, tutti i membri delle varie segreterie, a partire dal segretario generale SAWICKI, e dire che probabilmente ci rivedremo a giugno – ma tutto sta nelle mani del nuovo parlamento italiano.

Voglio usare questi ultimi due minuti per ringraziarvi innanzitutto per questo lavoro del rapporto e per il lavoro col quale mi hanno accompagnato con la loro sincerità e amicizia innanzitutto gli altri presidenti dei gruppi parlamentari. Anche in questa occasione hanno dimostrato lealtà e sincerità, anche con diversi punti di vista perché il bello di questo rapporto come della nostra amicizia e lo dico ai presidenti e a tutti voi, è che possiamo avere opinioni completamente diverse su alcuni argomenti ma, un istante dopo, alla fine della discussione, chiunque vinca e chiunque perda dentro questa assemblea parlamentare, siamo consapevoli che siamo persone che ci stimiamo anche per le nostre differenze.

È stato così nei dibattiti di questi anni in cui ho partecipato sempre con passione e con grande lealtà e sincerità delle mie opinioni, e spero che questo continuerà a caratterizzare il lavoro del Consiglio d’Europa anche nell’affrontare nei prossimi anni il tema e tornare sul tema della libertà religiosa e del rispetto delle religioni in funzione, come diceva il presidente GAUCK, di un accrescimento complessivo del valore della democrazia e, in questo senso, del valore e della tradizionale propensione di azione positiva del Consiglio d’Europa.

Presidente, con questo rapporto vogliamo ribadire molte cose. Molte cose sono state dette e molte cose le vedremo e le avete viste nella risoluzione. Ma soprattutto vorremmo che l’assemblea parlamentare, per la seconda volta in questi pochi anni, torni a ricordare al comitato dei ministri che c’è anche una responsabilità da parte del comitato dei ministri. Non c’è solo una responsabilità dei nostri singoli parlamenti, dei nostri singoli paesi, di questa grande assemblea parlamentare nell’affermare questo diritto insieme a tutti gli altri diritti con gli altri rapporti delle altre sessioni. C’è anche una grande responsabilità del comitato dei ministri e della segreteria generale nel promuovere - proprio perché si promuove la democrazia – anche tutti i suoi diritti, uno dei quali riteniamo importante – ne stiamo parlando – che è quello della libertà religiosa e della libertà religiosa per tutti! Per tutti quelli che credono e per tutti quelli che non credono e quindi hanno il diritto di poter non credere in uno stato laico che rispetti tutti, dai religiosi ai non religiosi.

Per terminare vorrei ricordarvi solo questo: i pochi emendamenti che sono stati respinti, sono stati respinti non perché non li riteniamo importanti ma perché ci sembra che siano completamente ricompresi dalla parte inziale della nostra risoluzione. Quando citiamo, per esempio nel caso della blasfemia, le risoluzioni già approvate dall’assemblea parlamentare e ne cito due esplicitamente: quella del 2006 e quella del 2007, che parlano esplicitamente di questo, così come l’articolo 10 e così come altre raccomandazioni che abbiamo voluto mettere all’inizio di questa risoluzione non per sport o per rispetto generico ma perché sono pilastri importanti che ci hanno portato fin qua e ci auguriamo che con questa vostra approvazione anche questa risoluzione possa essere un punto di partenza per ulteriori passi avanti da parte dell’Assemblea parlamentare.

Grazie, Presidente.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC) (nella veste di Presidente della commissione)      
(Doc. 13157)

Grazie, Signor Presidente.

Prenderò solo pochi secondi per dare atto di una cosa che è risultata evidente dal dibattito: cioè che questo rapporto che discutiamo oggi è il risultato di un lungo lavoro e di una forte capacità di ascolto da parte del relatore il quale, partendo da convinzioni molto forti e molto solide, comunque è stato in grado di accettare – anzi forse proprio per questo, per il fatto che partiva da convinzioni così solide – un confronto che alla fine ha portato a un testo largamente condiviso che abbiamo votato in commissione e che ancora ieri ha avuto la conferma nell’accettazione della grande maggioranza degli emendamenti che sono stati presentati.

Io non sono nelle condizioni di aggiungere nulla alle parole di ringraziamento che Lei, Presidente, ha espresso a Luca Volontè. Siamo più o meno nella stessa condizione di cosiddetti giovanissimi (!) uomini politici che abbandonano per il momento questa scena. Abbiamo cercato di fare il nostro lavoro. Lo termineremo facendo fino all’ultimo momento quello che dobbiamo fare. Luca Volontè è un esempio di questo. Io gli sono riconoscente. Pensiamo insomma che in un momento in cui la politica italiana non è proprio al massimo del suo prestigio, noi, per quel poco che conta, un piccolo contributo anche in questa direzione crediamo di averlo dato.

Grazie.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC) (Avviso della commissione)      
(Doc. 13157, emendamento 01)

Avviso contrario.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC) (Avviso della commissione)      
(Doc. 13157, emendamento 02)

Presidente, qui non stiamo parlando di alcuni casi di violenza specifici. Stiamo solo dicendo, al paragrafo 7, che è un dato di fatto di cui non siamo per nulla felici. Saremmo felici di poter dire che la situazione delle comunità religiose è generalmente buona in tutti i paesi del mondo. Purtroppo un dato di fatto ci dice che non è così e non è così in particolare in alcuni continenti, in alcuni paesi. Non siamo felici di dirlo, è solo una costatazione di fatto, quindi siamo contrari solo per questa ragione.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)      
(Doc. 13157, emendamento 09)

Questo emendamento è stato approvato all’unanimità da parte della commissione.

Presidente, se vuole lo sostengo io, ma è già stato approvato all’unanimità.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)      
(Doc. 13157, emendamento 31 – subemendamento orale)

Sì, Presidente, il subemendamento unisce ambedue le cose: la dimensione del dialogo interreligioso e la dimensione del dialogo interculturale. Così sarà anche più completa nel suo complesso la risoluzione nel suo interesse.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC) (Avviso della commissione)      
(Doc. 13157, emendamento 33)

Presidente, qui stiamo parlando di rispettare e proteggere l’eredità culturale delle varie religioni. È per questo che con i colleghi della commissione abbiamo dato un parere contrario, perché ci sfuggiva – lo diceva molto bene ieri il collega TOMLINSON – quali fossero le eredità culturali e i beni non culturali delle non-religioni. L’intenzione era buona ma così espresso in questo paragrafo, ci risulta assolutamente incomprensibile. Per questo siamo assolutamente contrari. È il mio parere e anche la commissione ha dato la stessa opinione.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)      
(Doc. 13157, emendamento 34)

Presidente, certamente il collega CONNARTY sa che non si tratta assolutamente di un pregiudizio da parte mia o della commissione. Parliamo però del dialogo tra i leader religiosi e quindi non ho nessuna obiezione nei confronti degli umanisti e dei secolaristi che, infatti, l’Assemblea più volte ha invitato a partecipare anche al dialogo interculturale. Ma al dialogo interculturale devono partecipare come protagonisti. Quando parliamo di leader religiosi in Europa, non si capisce perché non dovremmo comprendere in questo ambito specifico anche i leader dei movimenti umanistici o secolaristi. Quindi non è un’obiezione ma solo un dato di fatto, di incomprensione.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC) (Avviso della commissione)      
(Doc. 13157, emendamento 20)

La commissione era a favore dell’emendamento n. 20.

Luca VOLONTÈ (Italia, PPE/DC)      
(Doc. 13157, emendamento 21, subemendamento orale)

Presidente, in questa riformulazione del titolo – è un titolo che ha avuto varie riformulazioni in questi anni – in questa riformulazione del titolo che ci viene proposta dalla collega OHLSSON, abbiamo voluto come commissione presentare questo subemendamento che ripercorre un po’ anche il lavoro svolto in questi anni. Quindi salvaguarda i diritti umani in relazione alle religioni e ai credi e nello stesso tempo la protezione delle comunità religiose dalla violenza. Ci sembra più completa nel suo complesso.

Grazie.