IT13CR22

AS (2013) CR 22

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Terza parte)

ATTI

della ventiduesima seduta

Martedì 25 giugno 2013, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13229)

Caro Presidente,

Dall’inizio di questa procedura sono trascorsi molti anni. Innanzitutto tengo a dire che non sono il cane da guardia di nessuno, com’è stato detto fin ad ora. Io sono un deputato come molti di noi che siamo appassionati dei diritti umani e vogliamo renderli presenti e promuoverli, ma non siamo dei cani che mordono i nostri compagni di banco o i paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa.

In secondo luogo, è stato detto che c’è stata una grande collaborazione in questi anni da parte dell’Ungheria. Però, siccome c’è stata una grande collaborazione, allora forse è meglio a questo punto aprire il monitoraggio. Io penso che ci sia un limite anche alla ragionevolezza.

E in terzo luogo, riguardo alla Commissione di Venezia: noi non siamo a discutere la Commissione di Venezia altrimenti, Presidente, avremmo dovuto discutere le relazioni della Commissione di Venezia. E guarda caso, fino a gennaio di quest’anno, la Commissione di Venezia aveva non solo detto che l’Ungheria lavorava molto bene insieme ad essa, ma che erano stati fatti dei grandi passi avanti per le correzioni di alcune normative.

In quarto luogo, si deve tener conto di come si è evoluta la nostra discussione, Presidente. Si è partiti da una denuncia pubblica da parte dei mass media, che è parte dalla richiesta iniziale di questa relazione, da parte di alcune forze politiche del Parlamento europeo, preoccupate giustamente di alcuni eccessi, e si arriva oggi a discutere esattamente che cosa? Il fatto che in Ungheria abbia vinto una maggioranza di due terzi? Perché è questo che è emerso dai dibattiti della Commissione di monitoraggio. Se questo è un peccato mortale per la democrazia, ebbene, bisogna chiedere ai nostri ministri di fare un emendamento alla Convenzione perché venga incluso “Non è possibile nei Paesi del Consiglio d’Europa avere un consenso popolare superiore ai due terzi”.

Si vuole mettere in discussione la serietà dell’impegno del popolo ungherese dopo cinquant’anni nel riformare la sua Costituzione? Come mai, Presidente, non si è mai discusso della riforma costituzionale ungherese fino a tre anni fa, nella quale vigeva la Costituzione del regime sovietico? Nessuno l’ha messo in discussione. Quella Costituzione andava bene, mentre questa addirittura mette in discussione i pilastri dei diritti umani, eppure l’Ungheria è entrata nel Consiglio d’Europa allora. Allora e non oggi! Vorrei quindi che ci fosse un minimo di obiettività nella nostra discussione. Io penso seriamente, Presidente, che votare contro il merito di questa richiesta non sia un’offesa al Consiglio d’Europa ma che sia un grande passo di serietà. E sia un grande passo di obiettività nelle nostre valutazioni, dimenticando le ragioni che hanno mosso alcuni leader politici due anni fa a chiedere un intervento urgente e tornando a dimenticarci della politicizzazione di questo voto.

Vogliamo essere obiettivi e fare il nostro dovere? Dobbiamo prendere atto di ciò che è accaduto, del bene che è accaduto, del dovere che ha dovuto svolgere tutto il popolo ungherese e del nostro dovere oggi: cioè, usare un altro strumento e bocciare la relazione di monitoraggio.

Grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13229, Emendamento 9)

Presidente, vogliamo aggiungere questo paragrafo per dire la verità e cioè che non si può essere preoccupati per il semplice fatto che si approvino delle riforme con i due terzi.

Faccio solo un esempio, Presidente: nello stesso nostro paese, la Repubblica italiana, le riforme costituzionali, per non essere sottoposte a referendum, vengono approvate con i due terzi e questo non crea nessuna preoccupazione in nessun paese del Consiglio d’Europa, quindi guardiamo i fatti, per favore.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13229, Emendamento 12)

Presidente, anche qui vogliamo trasformare il paragrafo 8 in una maniera molto più semplice nella quale diciamo le stesse cose ma in maniera molto più chiara: la prima, che l’Assemblea parlamentare ha seguito il lavoro sul quarto emendamento della legge fondamentale, ha preso nota attraverso il lavoro della Commissione di Venezia delle cose positive e negative, e ci congratuliamo perché il governo ungherese fino a questo momento continua a dire che vuole continuare a collaborare. Certamente non possiamo accettare nel paragrafo 8, come oggi è scritto, che cambiare la Costituzione sia una cosa sbagliata quando chiediamo all’Ungheria di cambiare la Costituzione.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13229, Emendamento 14)

Presidente, questo emendamento è sostanzialmente aggiuntivo. Abbiamo detto fino a questo momento, sia a chi vuole il monitoraggio, sia a chi non lo vuole, che l’Assembla deve continuare a richiamare l’Ungheria a mantenere questo rapporto con la Commissione di Venezia e le istituzioni europee. Mi sembrerebbe dunque normale che noi questo emendamento lo accogliamo e lo aggiungiamo al paragrafo 10.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13229, Emendamento 19)

Con l’emendamento 19 chiediamo di abolire il paragrafo 12 che si riferisce a quello che è stato detto nel paragrafo 11, come se non fosse accaduto nulla nelle riforme, nella collaborazione e nelle modificazioni che hanno riguardato l’Ungheria attraverso la collaborazione con il Consiglio d’Europa, con il Segretario generale e con la stessa Unione europea. Quindi è meglio togliere una parte che forse era vera – il paragrafo 12 era forse vero un anno fa – ma che oggi non ha più nessuna ragione d’essere perché riforme sono state fatte grazie proprio al Consiglio d’Europa.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13230)

Grazie Presidente.

Voglio spendere solo qualche minuto per raccontare come in questi anni l’intera Assemblea parlamentare che, anche se oggi è vuota, è generalmente molto attenta a questo primo partenariato per la democrazia per la nostra Assemblea.

Ho avuto l’onore, come lei sa Presidente, di essere incaricato alla Commissione politica e ringrazio il Presidente Marcenaro per avermi fatto questo onore tre anni fa. Per la prima volta abbiamo dato seguito a una previsione intelligente e dagli sviluppi assolutamente straordinari: quella del partenariato per la democrazia. Allora, come oggi, il lavoro con le autorità del Marocco è stato straordinario. Certamente, ci sono stati dei momenti di difficoltà, di confronto, di opinioni diverse, ma tutto questo significa ancora di più che un lavoro è stato messo in campo grazie alle autorità del Marocco.

Voglio solo ricordare una cosa tra le altre. Come abbiamo più volte detto in diverse missioni della Commissione politica e di altre commissioni, in questi anni in cui ci siamo confrontati con le autorità del Marocco su diversi temi come parlamentari e con i parlamentari del Parlamento marocchino, dobbiamo prendere atto con grande compiacimento che la più grande riforma oggi fatta dal Marocco è la più grande riforma che può fare oggi un paese: l’approvazione della Costituzione un anno e mezzo fa. Una Costituzione che, obiettivamente, di per sé deve essere implementata attraverso delle leggi cardinali e io, come ho fatto l’anno scorso e lo faccio anche adesso, invito fortemente le autorità del Marocco a implementare con velocità queste leggi cardinali. Ma questa Costituzione - possiamo dirlo benissimo - è di grande avanguardia, molto vicina agli standard europei. Anzi, direi di più, in alcuni passaggi, è identica a molte Costituzioni europee. Questo già basterebbe.

Come ho detto prima, nella nostra risoluzione di oggi, oltre a prendere atto delle difficoltà e soprattutto dei passi avanti positivi delle autorità del Marocco, vogliamo riaffermare il comune impegno nel nostro lavoro nei prossimi anni e, soprattutto, ribadire che questo comune impegno sarà fatto da oggi e nei prossimi due anni dall’Assemblea parlamentare insieme al Marocco. Questa è la parola fondamentale con cui abbiamo cominciato la nostra cooperazione.

Partenariato per la democrazia non significa che il Consiglio d’Europa e in questo caso il Marocco, o la Palestina o gli altri paesi, sono seduti al banco e prendono appunti. Significa invece lavorare insieme, perché questo status è uno status dinamico per il paese che lo riceve e per il Consiglio d’Europa che si mette in discussione e impara sempre di più discutendo con gli altri i valori di cui è portatore. Questa è una dinamica di promozione e di difesa dei diritti umani che abbiamo imparato molto come commissione politica grazie al partenariato con il Marocco, grazie al partenariato con la Palestina e grazie agli altri partenariati che spero i colleghi che saranno i miei successori e che lavoreranno qui per i prossimi anni potranno fare con altri paesi.

Come ho detto prima, Presidente, per me questo è l’ultimo rapporto sul partenariato con il Marocco. Sono stato il primo e non sono l’ultimo, fortunatamente, perché ci sarà un altro relatore per i prossimi due anni, ma sono veramente molto fiero per questo incarico che mi è stato dato tre anni fa dalla Commissione politica. Sono fiero che abbia condiviso, Presidente, questo incarico. È stata una novità anche per il Consiglio d’Europa inventare le modalità di lavoro con le autorità del Marocco. Sono fiero del lavoro che abbiamo fatto perché è significativamente importante e ha portato dei cambiamenti straordinari. Rimangono dei problemi, rimangono delle difficoltà, rimangono anche dei punti in cui non c’è un perfetto accordo tra noi e il Marocco sull’interpretazione di alcune norme, su come si debbano implementare, ma partiamo dal positivo. Questo è stato il nostro impegno e il nostro impegno ha avuto successo in questi anni, speriamo grazie anche a questa risoluzione che mette in luce, appunto, gli aspetti positivi e anche il lavoro che spetterà al mio successore, alla Commissione politica, al Consiglio d’Europa, alle stesse autorità marocchine nei prossimi anni. Speriamo che anche questo punto che mettiamo oggi nel grande libro che scriviamo nei partenariati per la democrazia e in quello con il Marocco sia un punto che, come è stato due anni fa, apra un nuovo capitolo ancora più positivo in queste relazioni. Più positivo nel senso di più rispettoso da parte di tutti noi che impariamo e gli amici marocchini che imparano con noi cosa significa promuovere i diritti umani, non con le parole, ma con i fatti.

Grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13230)

Presidente,

Io vorrei solo commentare brevemente ringraziando tutti coloro che sono intervenuti nella giornata di oggi per i loro interventi, apprezzamenti e suggerimenti e soprattutto per il lavoro che resta da fare, un lavoro di grande amicizia e di collaborazione con il Marocco. Ma vorrei ringraziare anche coloro che hanno voluto partecipare, nelle scorse settimane e anche oggi, alle riunioni della Commissione politica nella quale, passo dopo passo, abbiamo trovato formulazioni che possano, ancor meglio attraverso gli emendamenti, significare il nostro grance lavoro, la nostra grande sintonia nel lavoro che facciamo con le luci e le ombre, come ha detto giustamente il collega XUCLA e tanti altri colleghi, con le autorità del Marocco.

Siamo consapevoli della nostra responsabilità, non solo come Consiglio d’Europa ma anche come primi partner per la democrazia. È una responsabilità congiunta e di questo voglio ringraziare il Presidente del Parlamento marocchino, tutte le autorità, tutti i colleghi che vengono a tutte le riunioni partecipando attivamente e dando il loro contributo alla Commissione politica e a tante altre commissioni. È il segno di un funzionamento che non è remissivo da parte dell’uno nei confronti dell’altro, ma siamo entrati con questa nuova esperienza, veramente in un’esperienza di lavoro comune. Questo è un modo, lo posso riaffermare, che consente a noi di imparare reciprocamente sempre nuove lingue di uno stesso grande significato, di una stessa grande passione che è per noi appunto la difesa dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia. Voglio ringraziare anche tutti i funzionari del segretariato, da Pavel che il più da vicino mi ha seguito in questa prima esperienza innovativa e inventiva: come dare attuazione a un articolo del regolamento. Sembrava bello ma è diventato sempre più appassionante, quindi possiamo dirci la verità: abbiamo fatto un buon lavoro. Grazie Pavel e tutti gli altri funzionari che per molti anni mi hanno seguito nella mia attività.

Non voglio dire addio, ma dico solo a tutti arrivederci. Siamo sulla stessa strada.

Grazie.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 13230)

Dico una parola solo per ringraziare il Presidente del Parlamento del Marocco. Io ho invidia dei paesi che hanno dei giovani dirigenti di questa qualità. Lo dico seriamente, non è un complimento a vuoto. Mi piacerebbe che ci fossero anche a casa mia.

Vorrei anche rendere omaggio alla delegazione parlamentare che è venuta qua. È stata un esempio di serietà. YATIM, AMEUR, BENSAID, CHAGAF e poi la mia cara e dolce amica EL OUAFI che ho conosciuto quando a Torino era una donna immigrata che cercava di fare il suo lavoro, di tirare su la sua famiglia, che poi è diventata una personalità in Marocco. È un segno di quello che una volta la politica significava. La politica non serviva a chi stava già in alto, ma era il mezzo per permettere a chi non avrebbe avuto altra possibilità di partecipare al governo del paese. Per un operaio, per una casalinga questo non è possibile se non attraverso il lavoro collettivo e la politica. Non è come per gli altri. E questa vostra delegazione per me significa questo: una conferma che un impegno politico che, per quanto mi riguarda, è durato una vita, ha degli elementi di continuità e di conferma e questo per me è un modo molto positivo di vedere il futuro, perché il futuro cerco di guardarlo ormai non solo in me stesso, ma di trovarlo negli altri.

Grazie mille.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13230, Subemendamento 1 all’emendamento 3)

Il subemendamento è molto semplice: non aderendo alla Convenzione dei Diritti Umani, e cioè anche alla Corte di Giustizia europea e a tutti questi importanti organismi, abbiamo chiesto alla collega STRIK con il subemendamento, di cancellare la sua previsione “in line with the European Convention on Human Rights” che prevede tutto questo che non c’è e non può esserci per il Marocco e mettere invece “Human Rights Standards”.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13230, Subemendamento 1 all’emendamento 12)

È stato approvato all’unanimità questo subemendamento in cui diciamo che, ovviamente mantenendo tutto il contesto dell’emendamento, tutte queste violazioni, soprattutto alcune, quelle che riguardano, come qua citate, la tortura ecc., che noi non neghiamo possano esistere ma ci sono state riportate direttamente, quindi vogliamo introdurre la parola “as reported” per essere più completi e più precisi. Grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13230, Subemendamento 1 all’emendamento 4)

È un subemendamento integrativo. Proprio perché abbiamo compreso fino in fondo lo scopo di questo emendamento, chiediamo di sostituire le parole “NGO” con “la società civile e le organizzazioni della società civile” per rendere più ampio lo spettro delle garanzie e dello sviluppo di questa parte importante per una democrazia che è la società civile.