IT13CR33ADD

AS (2013) CR 33
Addendum

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Prima parte)

ATTI

della trentatreesima seduta

Mercoledì 02 ottobre 2013, ore 15.30

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI

 

Sandro GOZI (Italia, NI / NR)

(Doc. 13293)

Onorevoli Colleghi,

Vorrei innanzitutto congratularmi con l’onorevole Diaz Tejera per l’eccellente lavoro svolto in questo rapporto di grande attualità. L’accesso all’informazione, nella più ampia delle accezioni, nell’epoca delle nuove tecnologie è una delle più grandi e temibili sfide alla sicurezza, ma soprattutto alla democrazia.

Sono convinto che dobbiamo partire da un principio fondamentale: “le esigenze della sicurezza non possono e non debbono prevalere sulla sicurezza dei diritti”.

Ed è innanzitutto il ruolo di questa Assemblea di garantire la sicurezza dei diritti. Per fornire degli esempi:

• l’accesso all’informazione può vedere delle restrizioni solo in casi ben specifici e determinati, indicati specificamente dalla legge per ragioni di sicurezza nazionale;

• non possiamo affidarci ad una discrezionalità spesso eccessiva in capo alle autorità pubbliche

• è un’autorità indipendente rispetto all’esecutivo che deve valutare l’applicazione della legge.

Non credo che le restrizioni all’accesso all’informazione possano venire giustificate sulla base del semplice rischio di strumentalizzazione da parte di internauti o movimenti estremisti.

Giustamente il rapporto che stiamo discutendo si riferisce ai principi globali sulla sicurezza nazionale e il diritto di informazione. È evidente il diritto/dovere di difenderli contro chi vuole distruggere le nostre società, altrettanto noti sono gli abusi al diritto di informazione commessi in nome della sicurezza nazionale.

Il rapporto è una guida che tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero seguire nel modernizzare le loro legislazioni molto, e spesso troppo, restrittive anche per quanto riguarda i diritti dei giornalisti a non rivelare le loro fonti.

Occorre fare uno sforzo importante in termini di educazione al trattamento dell’informazione e delle nuove tecnologie, e promuovere un dibattito pubblico nei nostri stati su questo tema.

Non si tratta di contrapporre la “tradizionale” democrazia “solida” ad una nuova e presunta “democrazia liquida”, si tratta di riformulare il rapporto tra autorità pubbliche e cittadini in modo nuovo, meno gerarchico.

Vale per il diritto all’informazione, e vale in particolare per chi è eletto o esercita funzioni pubbliche.

Il diritto alla privacy: la protezione di dati personali è certamente un nuovo diritto fondamentale, ma è un diritto che si attenua in maniera inversamente proporzionale all’assunzione di cariche e poteri pubblici. Ciò vale soprattutto in campo finanziario e del patrimonio personale. Più si hanno cariche elettive e pubbliche importanti più si ha il dovere di concedere l’accesso alle informazioni.

È anche attraverso una nuova politica della trasparenza e dell’informazione che potremo ridare credibilità alle nostre istituzioni democratiche.

Grazie.