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AS (2014) CR 11
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2014

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(Seconda parte)

ATTI

Dell’undicesima seduta

Lunedì 07 aprile 2014, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

Maria Edera SPADONI (Italia, NR / NI)

(Dibattito libero)

Grazie Presidente.

Come delegata del Parlamento italiano al Consiglio d’Europa, intervengo in questa importante sede per portare alla vostra attenzione alcuni gravi fatti che riguardano il mio paese.

Per scegliere quale argomento trattare oggi tra tutti quelli che recentemente hanno toccato il nostro paese in maniera drammatica, ho pensato di lasciare l’ultima parola ai cittadini italiani tramite un sondaggio online. Il risultato che sto per illustrarvi non mi ha sorpreso e dimostra la gravità della situazione.

Proprio la settimana scorsa, il 1° aprile, il nostro Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il decreto di riforma costituzionale del Senato e del titolo V della Costituzione che riguarda il rapporto tra lo Stato e le autonomie locali. La nuova assemblea si chiamerà Senato delle Autonomie, non sarà elettiva e sarà composta da 148 senatori, compresi 21 tra senatori a vita. Riporto le parole del premier Matteo Renzi: “La riforma del Senato è una grandissima svolta per la politica e le istituzioni”. E per i cittadini, cosa comporta questa riforma? L’Assemblea delle Autonomie proposta non è la correzione attesa da anni del bicameralismo paritario, ma nient’altro che una modifica che viola la Costituzione.

Molti costituzionalisti italiani hanno manifestato la loro totale disapprovazione. Si tratta solo di un tentativo di cancellare la forma di Stato repubblicana, di stravolgere la nostra Costituzione per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri maggiori. E questo è ancora più grave se pensiamo che potrà accadere in un paese privo di una legge sul conflitto di interessi che impedisca le aberrazioni che abbiamo vissuto durante l’era di Silvio Berlusconi.

Con questa violazione, lo scenario in cui ci troveremo sarà il seguente: limitare la rappresentanza dei cittadini, togliendo voce ad ogni opinione minoritaria; ridurre il Senato ad organo non elettivo, dando vita nel contempo ad una grossa contraddizione: al Senato resterebbe una funzione essenziale come quella di partecipare alle riforme costituzionali; rafforzare il ruolo del governo in Parlamento prevedendo l’introduzione dell’istituto del voto a data certa in base al quale il governo può chiedere alla Camera dei Deputati di deliberare che un disegno di legge sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro 60 giorni dalla richiesta. Ricordo che in Italia il decreto d’urgenza da parte del governo viene fatto all’ordine del giorno.

Se il fine vero fosse il taglio dei costi della politica, le soluzioni sarebbero tante, alcune di attuazione immediata. Penso al dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, stipendi che noi del Movimento 5 Stelle ci stiamo già tagliando senza aver aspettato una legge che ci dica che lo possiamo fare. Basterebbe inoltre ridurre il numero dei parlamentari di Camera e Senato. Questa mutazione genetica del Senato, lo trasformerà invece in una camera del Parlamento che non rappresenterà le regioni.

Noi siamo per la partecipazione diretta dei cittadini. Il governo, invece, vuole solo escluderli. Vedo un filo logico tra la riforma elettorale approvata lo scorso 12 marzo e questa riforma del Senato. Una legge elettorale decisa a porte chiuse dai presidenti - ricordo, a porte chiuse - Matteo Renzi e il condannato Silvio Berlusconi.

Ma se nei tre mesi di pausa la richiesta di referendum non viene presentata, la legge verrà approvata automaticamente. È fondamentale, a questo punto, tenere alta l’attenzione per evitare che questo scempio avvenga e per continuare a considerare l’Italia una democrazia.

Grazie.