IT14CR21      

AS (2014) CR 21
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2014

________________

(Terza parte)

ATTI

Della ventunesima seduta

Martedì 24 giugno 2014, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Milena SANTERINI (Italia, NR/NI)

(Doc. 13531)

Grazie Presidente, Colleghi.

Io credo che ci sia un equivoco in questo dibattito e anche in qualche intervento che ho ascoltato. Noi non dobbiamo difenderci dalle persone che arrivano per cercare un futuro migliore, perché il diritto di muoversi, di trasferirsi per migliorare le proprie condizioni è inalienabile. Noi dobbiamo costruire una politica efficace a livello europeo.

Nel 2014 sono sbarcate sulle coste italiane più di 40.000 persone. Rispecchia la geografia delle guerre e dell’instabilità che spesso anche l’Europa e il mondo occidentale hanno contribuito a creare o a non risolvere. Ricordo che 14.020 erano siriani, 13.500 eritrei, 4.200 somali, poi ci sono gli afgani, i sudanesi e così via.

Allora queste persone avrebbero diritto a richiedere le misure di protezione previste dal diritto internazionale. Dopo il tragico episodio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, l’Italia ha posto in essere un’azione efficace di pattugliamento Mare Nostrum e noi chiediamo che l’Unione europea la sostenga, la rafforzi, perché noi italiani ci siamo vergognati, insieme ad altri europei, di tutte queste vittime del mare.

Ora ci avviamo verso il semestre di presidenza e chiediamo al Consiglio d’Europa che ci aiuti a promuovere una politica più efficace in materia di asilo e di emigrazione. Perché chiediamo più Europa? Perché io credo che una delle soluzioni sarebbe - ne ha parlato la Presidente BRASSEUR – quella di aprire canali umanitari, corridoi umanitari, uffici europei per la richiesta di asilo e dell’immigrazione nei paesi di transito. Non campi ma centri. In questo modo noi potremmo, almeno in parte, evitare che le persone si mettano in viaggio mettendo a rischio la loro vita.

Per l’ultimo aspetto: quello del reinsediamento. Gli articoli 67 e 80 del Trattato dell’Unione parlano di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri. Questi principi non trovano un’adeguata realizzazione nel sistema Dublino. Io ho calcolato che circa il 40% delle persone che sono arrivate in Italia voleva proseguire il viaggio verso altri paesi europei per ricongiungersi con i familiari e con i parenti. Quindi il sistema di asilo attuale rischia di lasciare nell’area meridionale dell’Europa gli aventi diritto alla protezione internazionale, e noi dobbiamo invece promuovere delle azioni efficaci di redistribuzione dei profughi provenienti dal Nordafrica e sbarcati su tutti i territori dell’Unione.

Grazie.

Michele NICOLETTI (Italia, SOC/SOC)

(Doc. 13531)

Grazie Presidente.

Il tema di cui si occupano i rapporti dei colleghi STRIK e CHOPE, che voglio ringraziare per la serietà e la passione con cui hanno condotto le loro analisi e le loro proposte, non può lasciare indifferenti. È vero, si tratta di approcci diversi a uno stesso problema, ma questo non deve spaventare in un’Assemblea parlamentare dove c’è il pluralismo. L’importante è che ci siano valori comuni e che ci sia uno sforzo da parte di tutti di declinare quelli che sono i valori fondamentali del Consiglio d’Europa in generale e dell’Europa: diritti umani, democrazia e rule of law.

Quello che è accaduto e continua ad accadere nel mar Mediterraneo è una straordinaria emergenza umanitaria che interessa decine di migliaia di persone e che si sta protraendo da anni davanti ai nostri occhi. Dobbiamo distinguere - è stato detto - quello che è il fenomeno delle migrazioni, che riguarda un milione e mezzo di persone ogni anno per interi paesi europei, dai flussi di cui stiamo parlando, quarantamila, cinquantamila all’anno. Però nel 2014 la cifra di quarantamila è già stata raggiunta. Lo ha ricordato la collega SANTERINI prima, la maggior parte di quelli arrivati sulle coste italiane sono profughi richiedenti asilo. Il 75% degli arrivi nel 2013 vengono da Siria, Somalia, Eritrea, Afghanistan, cioè da paesi attraversati da guerre civili o colpiti da regimi oppressivi.

Nel 2001 la possibilità di morire nel mar Mediterraneo era di dieci su mille. Nel 2011-2012 questo tasso si è triplicato: il mar Mediterraneo è diventato la via più pericolosa per arrivare in Europa e la grande tragedia di Lampedusa si iscrive in questa grande difficoltà. E per questo, dopo quella tragedia, l’Italia ha deciso di avviare l’operazione Mare Nostrum - che è stata ricordata - che impegna risorse significative, quasi dieci milioni di euro ogni mese, e che ha un significato profondo. Ai tempi dell’antica Roma Mare Nostrum era un’espressione quasi imperialista: il mare che gli altri non devono toccare. Ora Mare Nostrum vuol dire il mare di cui tutta l’Europa deve farsi carico.

E per questo, se è giusto richiamare l’Italia e tutti i paesi della sponda mediterranea al dovere dell’accoglienza e della vigilanza, è chiaro che tutta l’Europa deve sentirsi chiamata in causa e deve ripensare la sua politica estera, la sua politica di cooperazione internazionale e la sua politica di asilo, ivi compreso – com’è stato detto – il regolamento di Dublino, per una chiara assunzione di responsabilità di tutti i paesi. Mare Nostrum è stato il luogo di origine della nostra civiltà e deve diventare oggi il luogo di testimonianza della nostra umanità.

Grazie.

Manlio DI STEFANO (Italia, NR/NI)

(Doc. 13531, Emendamento 11)

Grazie Presidente.

Questo emendamento sembra semplicemente un emendamento di forma ma in realtà è di sostanza. Si chiede di eliminare la parola “campi” e di utilizzare quella “centri”. Questo perché, lavorando anche in Commissione Affari esteri alla Camera dei deputati in Italia, mi sono imbattuto purtroppo, tristemente, nell’analisi dei dati dei nostri decreti missioni in cui addirittura finanziavamo i sacchi neri per i cadaveri nei campi in Libia, secondo gli accordi che avevano preso con Gheddafi negli anni passati. Noi non vogliamo che questo si ripeta e la parola “campi” ci fa, onestamente, terrore. Vorremmo che anche a livello di forma si pensasse a dei centri in cui i migranti siano accolti e gestiti e non a dei campi come quelli che abbiamo visto in Libia che si sono conclusi con delle fosse comuni nel deserto.

Maria Edera SPADONI (Italia, NR/NI)

(Doc. 13531, Emendamento 12)

Sì, sono l’Onorevole Spadoni, grazie.

Nella risoluzione, il collega CHOPE parla di aiuti finanziari alla Libia, nel 9.6. Vorremmo capire la ratio del dare degli aiuti finanziari a un paese che è al 172° posto per quanto riguarda la corruzione secondo il Transparency International e che quindi, chiaramente, non potrebbe appoggiare in modo trasparente un effettivo aiuto per contrastare la situazione. Quello che noi chiediamo è che venga tolto il termine “Libia” e venga messo “aiuti finanziari ai paesi del Nordafrica”. Grazie.