IT15CR18      

AS (2015) CR 18
Versione provvisoria

 

 

SESSIONE ORDINARIA 2015

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(Seconda parte)

ATTI

Della diciottesima seduta

Venerdì 24 aprile 2015, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13740)

Grazie Presidente.

Spettabili Colleghi, l’accesso alla giustizia rappresenta una forma inerente dello Stato di diritto e una condizione essenziale di ogni società democratica. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nell’articolo 6, cioè il diritto a un processo equo, e nell’articolo 13, il diritto a un ricorso effettivo, fa riferimento all’accesso alla giustizia. Però questo concetto ha un contenuto nettamente più ampio, poiché contiene gli elementi capaci di condurre al risarcimento, tramite la giustizia, della violazione di uno dei diritti, come quello all’informazione sui diritti e le procedure, all’assistenza giuridica, alla rappresentazione legale, alla capacità giuridica e all’accesso generale ai tribunali.

D’altronde, esistono strumenti internazionali nel campo dei diritti dell’uomo che parlano dell’accesso alla giustizia, come la Direzione universale dei diritti dell’uomo oppure il Patto riguardante i diritti civili e politici. Però, il primo strumento giuridico internazionale che fa riferimento esplicitamente all’accesso alla giustizia è l’articolo 67, comma 4, del Patto riguardante il funzionamento dell’Unione europea, in base al quale l’Unione europea deve facilitare l’accesso alla giustizia specialmente tramite il riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie ed extra-giudiziarie in campo civile.

L’accesso effettivo alla giustizia è sfortunatamente impedito da una serie di fattori quali la mancanza delle informazioni legali, l’assenza di fiducia nelle autorità, l’impatto della crisi economica sull’assistenza giuridica, oppure il quadro legislativo non adeguato alla complessità delle situazioni che si presentano nella realtà.

Secondo gli innumerevoli rapporti rilasciati dalle diverse istituzioni governative e non governative sono state scoperte varie difficoltà maggiori nel facilitare l’accesso alla giustizia per vari gruppi vulnerabili come le donne, le persone appartenenti alle minoranze nazionali, gli immigrati, i profughi, gli apatridi, le persone LGBT, le persone disabili e le persone con redditi modesti, specialmente negli Stati membri del Consiglio d’Europa in cui il livello delle tasse giudiziarie è sproporzionato paragonato ai guadagni di certe categorie di persone, e dove, nel contesto dei tagli di bilancio generati dalla crisi economica l’assistenza giuridica è stata sostanzialmente diminuita. Si è verificato il fatto che i gruppi che sono più fragili davanti alla discriminazione sono quelli che non conoscono i loro diritti e le opzioni per far valere questi diritti tramite la giustizia. D’altronde, l’assenza di informazioni, oppure la presentazione delle stesse tramite un linguaggio particolarmente tecnico, rappresenta uno degli ostacoli più frequenti nell’accedere alla giustizia. In cambio, la rinuncia al linguaggio generale e la presentazione delle situazioni concrete agevola decisamente l’accesso alle informazioni e, senza dubbio, l’accesso alla giustizia.

Un’altra mancanza presentata dalla Commissione europea per l’efficacia della giustizia fa riferimento alla tendenza più frequente di ridurre il numero dei tribunali, misura che può impedire l’accesso fisico ai tribunali soprattutto alle persone che abitano nelle zone difficilmente accessibili da parte delle persone disabili. Insomma, l’assistenza giuridica è una garanzia fondamentale dell’accesso alla giustizia per tutti. Per assicurarsi l’accesso a un ricorso effettivo, le regole specifiche per scegliere l’assistenza giuridica devono essere rifatte per poter permettere la possibilità di ricorrere ad essa soprattutto per le persone con redditi modesti.

In riferimento alla capacità giuridica, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo nell’articolo 34 stipula:

“La Corte può essere investita di un ricorso da parte di una persona fisica, un’organizzazione non governativa o un gruppo di privati che sostenga d’essere vittima di una violazione da parte di una delle Alte Parti contraenti dei diritti riconosciuti nella Convenzione o nei suoi protocolli”. Da questo punto di vista la definizione dello stato della vittima da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo è stata criticata per essere troppo rigida specialmente nella situazione delle persone con disabilità intellettuali, in quanto questo gruppo non ha capacità giuridica in gran parte degli Stati membri. Comunque, la Corte ha riconosciuto che l’assenza della capacità giuridica, anche parziale, per queste persone si riflette negativamente per quanto riguarda l’accesso alla giustizia.

Vorrei sottolineare qui due documenti dell’APCE, cioè la risoluzione 1642 del 2009, riguardante l’accesso ai diritti per le persone disabili e la loro piena e attiva partecipazione alla società, e la recente risoluzione 2039 del 2015, che riguarda l’uguaglianza e l’inclusione delle persone disabili che incoraggia gli Stati membri a garantire che le persone disabili abbiano e mettano in pratica la loro capacità giuridica nelle stesse condizioni come in altri Stati membri.

Detto questo, aspetto le vostre osservazioni e vi ringrazio moltissimo per aver partecipato alla nostra relazione di oggi.

Grazie.

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13740)

Volevo fare solo qualche breve commento, dato che i rappresentanti dei gruppi politici hanno avuto delle posizioni molto chiare nei confronti della nostra relazione.

Prima di tutto volevo ringraziare l’onorevole WERNER della Germania per il contributo espresso nel suo discorso. Chiaramente, noi terremo conto di tutte queste osservazioni che ci vengono fatte in quest’Assemblea plenaria oggi. Guardiamo con molta serietà al modo in cui intervenire nei nostri paesi, anche in base a questa relazione e alle raccomandazioni che seguiranno. Secondo la nostra opinione, non può esistere uno Stato di diritto nel mondo di oggi senza un vero ed equo accesso alla giustizia. Io mi ricordo che discutendo di questa relazione con un ex professore universitario rumeno gli ho chiesto: “Quali sono le condizioni che un leader politico deve implementare per governare bene il suo paese?”, e lui mi ha detto una cosa molto intelligente: “Se tu offri al tuo popolo il pane e la giustizia, potrai governare per tanti anni”. Questa è una cosa molto importante.

Ringrazio anche monsieur LE BORGN’ della Francia per le sue considerazioni. Lui ha capito molto bene il nostro intervento perché, per quanto abbia capito, lui rappresenta anche i francesi che vivono nella diaspora, praticamente come me perché io rappresento, nel Parlamento rumeno, sette milioni di rumeni che vivono in due continenti, Europa e Asia. Ho incontrato tanti casi in cui l’accesso alla giustizia per queste persone che vivono fuori i confini dei loro paesi è stato estremamente difficile.

Ringrazio moltissimo anche l’onorevole GHILETCHI per il suo intervento. Sono stato tante volte in Moldavia e c’è moltissimo da fare per quanto riguarda l’accesso alla giustizia. La sua considerazione, alla fine del discorso, sul fatto che l’accesso alla giustizia venga impedito da lungo tempo, anche da migliaia di anni, ci offre un argomento in più per agire, per facilitare l’accesso alla giustizia per tutti i nostri concittadini che ci hanno mandato in parlamento per offrire loro anche la giustizia.

Grazie.

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13740)

Grazie Presidente.

Vorrei prima di tutto esprimere qualche conclusione riguardo alla nostra relazione. Questo argomento non comincia e non finisce qui. Il nostro ruolo è quello di portare un mattone all’edificio che vogliamo costruire assieme. Per quanto ho visto dagli interventi - per i quali ringrazio moltissimo i partecipanti di oggi e soprattutto lo staff della commissione per questo lavoro collettivo – mi rendo conto che questo argomento è più che importante. È per questo è importante per noi portare con noi, quando usciamo da questa sala, le idee che abbiamo discusso qui.

Si dice che ci sono delle persone che vanno in chiesa, ascoltano quello che dice il prete, si chinano, guardano in basso e quando escono dalla chiesa dimenticano quello che hanno pensato quando erano lì. È importante portare con noi nei nostri Stati, davanti ai nostri concittadini che ci hanno dato la loro fiducia, quello di cui abbiamo discusso oggi in questa sala.

Avete visto, sono soprattutto i paesi dell’Europa orientale che denunciano sempre una mancanza della giustizia nei loro paesi. E qui rivolgo un pensiero particolare ai colleghi dell’Ucraina e a quello che succede a una nostra collega, un’onorevole ucraina. Noi, dopo tanto tempo di forte pressione dovuta alle condizioni in cui abbiamo vissuto, dobbiamo prendere esempio dall’esperienza dei paesi occidentali e dobbiamo chiaramente essere più determinati nell’implementazione della giustizia.

Voglio qui sottolineare anche l’importanza della mediazione. Purtroppo nel mio paese la mediazione non funziona ancora moltissimo e non si fa ancora sentire molto nelle decisioni di giustizia.

Tuttavia, penso che insieme riusciremo a cambiare un po’ il mondo. Non a salvare il mondo, perché salvare il mondo non è in nostro potere. Ma cambiare un po’ il mondo, ognuno nel nostro paese, sicuramente lo possiamo fare.

Grazie