IT15CR23

AS (2015) CR 23
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2015

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(Terza parte)

ATTI

Della ventitreesima seduta

Mercoledì 24 giugno 2015, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Michele NICOLETTI (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 13800)

Grazie, Presidente.

Quando, all’inizio di quest’anno, l’Assemblea parlamentare ha deciso di adottare sanzioni nei confronti della Federazione russa non è stata una decisione facile e tutti speravamo che la situazione avrebbe potuto evolvere in questi mesi in una direzione più positiva. Perché in una comunità politica e giuridica quale noi vogliamo continuare ad essere, le sanzioni non servono ad escludere un membro, ma sono uno strumento per ricordare a noi stessi ciò che siamo, ciò che vogliamo essere: una comunità di Popoli e di Stati che si basa sul rispetto dei diritti umani, della democrazia, della rule of law, insomma una comunità che vuole fondare la sua convivenza sulla dignità delle persone e dei popoli, sul dialogo, sulle ragioni del diritto e non della forza.

Le ragioni per le sanzioni sono indubitabili. Vi sono state gravi e inaccettabili violazioni del diritto internazionale con l’annessione della Crimea in una forma contraria alle procedure previste dal diritto internazionale. La destabilizzazione di altre regioni in Ucraina, l’inaccettabile compressione dei diritti umani in una prolungata detenzione preventiva di Nadia Savchenko e il trattamento di attivisti e di ONG. Purtroppo su tutti questi punti non abbiamo visto dei progressi e perciò noi condividiamo l’equilibrato rapporto che ci è stato proposto e il mantenimento di quella decisione che avevamo a suo tempo preso.

Allo stesso tempo, però, assieme alla riaffermazione dei nostri principi, noi dobbiamo ribadire le ragioni del dialogo e della democratizzazione delle istituzioni come unica via di superamento del conflitto, perché tanta parte della nostra crisi è legata anche alla debolezza delle democrazie. Questo lo deve ribadire in particolare il Consiglio d’Europa, che ha preoccupazione per i diritti umani e che sa che senza dialogo la vita delle persone è destinata solo a peggiorare. E perciò dobbiamo sostenere con ogni energia il processo di Minsk, il dialogo non solo tra i governi ma tra i parlamenti e per questo dobbiamo avere la delegazione russa tra noi e dobbiamo anche inventarci con più creatività strumenti di cooperazione e non limitarci solo a registrare i progressi o la situazione di stallo. Situazioni eccezionali richiedono creatività ed energie eccezionali e una volontà di cooperazione nuova.

Dobbiamo ribadire che questi conflitti sono una crisi interna alla nostra comunità, non è qualche cosa che avviene all’esterno. Dobbiamo ribadire che il nostro progetto rimane quello della European Common Home, il grande progetto che grandi uomini di Stato, da De Gaulle a Willy Brandt, e che lo stesso Gorbachev, nel giugno del 1989 qui a Strasburgo, ha affermato come obiettivo anche del popolo e dei cittadini russi. A questo dobbiamo rimanere fedeli. Ciò che si aspettano i cittadini e i popoli europei è che noi rimaniamo costruttori di questa grande casa europea e non come coloro che hanno assistito rassegnati alla costruzione di nuovi muri.