IT16CR27

AS (2016) CR 27
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Terza parte)

ATTI

Della ventisettesima seduta

Giovedì 24 giugno 2016, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Andrea RIGONI (Italia, ADLE / ALDE)
(Doc.14066)

Grazie, Presidente.

Cercherò di non utilizzare tutti i minuti a disposizione anche perché siamo in pochi intimi, ma come si dice in Italia: Pochi ma buoni.

Questo è un argomento, colleghi, molto importante al quale tengo molto. Abbiamo lavorato parecchio nella Commissione Migrazione e il tema, come veniva ricordato dalla Presidenza, è la violenza contro i migranti, un tema assai attuale. Ogni giorno continuiamo a vedere che da diverse parti d’Europa giungono tristi notizie relative ad assalti a case di migranti e a casi di aggressione nei confronti dei migranti stessi. Un’aggressione diffusa e generale. Sebbene i diritti dei migranti siano generalmente tutelati mediante strumenti giuridici, la violenza seguita è una violenza comune, è un problema comune a molti paesi europei e in questo contesto viene caratterizzato anche dalla tratta dei migranti e dalla violenza nei centri di detenzione e dal mercato del lavoro forzato.

Questa relazione che abbiamo presentato solleva diverse importanti questioni. Le principali: quali sono le cause profonde della violenza contro i migranti? Secondo: quali sono le forme più diffuse di violenza nei confronti dei migranti che si trovano nei nostri paesi? E terzo: che cosa bisogna fare concretamente per combattere la violenza nei confronti dei migranti?

Gli elevati tassi di violenza nei confronti dei migranti sono causati dall’intolleranza, razzismo, xenofobia, specie quando il paese d’accoglienza è di per sé instabile politicamente. Il razzismo e l’incitamento all’odio nascono dalla mancanza di educazione e di informazione all’interno delle comunità locali. E come vediamo, nascono soprattutto dalle difficoltà economiche perché sempre più i migranti vengono visti come competitori all’interno dei paesi, sia per quel che riguarda il mercato del lavoro sia per quello che riguarda il welfare. Inoltre, a causa del loro status, i lavoratori migranti regolari non sono tutelati e sono quindi più esposti alla violenza. In questo contesto manca una legislazione generale che renda penalmente perseguibile il comportamento dei datori di lavoro e sorvegli le condizioni lavorative dei migranti.

La violenza contro i migranti assume varie forme e può essere interpretata in vario modo: diretto o indiretto. La violenza diretta comprende la violenza fisica, lo sfruttamento del lavoro, gli abusi sessuali, l’estorsione e la tratta. La violenza indiretta, invece, include un aspetto molto maggiore perché si attua con una pressione forte rispetto alla sfera psicologica, personale e individuale. La detenzione è diventata uno dei principali strumenti per gestire la popolazione migrante. Ma al tempo stesso, costituisce una violazione continua dei diritti dei migranti stessi. Molti casi di violenza diretta contro i migranti si registrano nei cosiddetti centri di detenzione. La violenza indiretta, come dicevo prima, comprende invece minacce aggressive: la violenza verbale, le molestie sessuali, la discriminazione, la xenofobia, tutte classificabili come crimini legati all’odio, tutte legate alla costrizione della persona. Un crimine d’odio implica l’uso dei mezzi di informazione e di comunicazione per propagandare messaggi aggressivi e discriminatori. Tali messaggi mirano a causare sofferenza psicologica ed emarginazione e a scoraggiare l’accesso ai servizi quale l’istruzione, la casa e la salute.

Un’altra forma ancora più odiosa è la violenza contro le donne e contro i minori che fuggono dalla violenza nei loro paesi e che si ritrovano spesso sottoposti a violenza nei campi profughi e nel percorso verso l’Europa. Durante il loro viaggio subiscono abusi da parte dei trafficanti scafisti. Le donne soffrono di più degli altri per questa duplice vulnerabilità alla violenza, in rapporto alle disparità di genere esistenti, sia nella società di origine che in quella di destinazione, come pure per la loro condizione di straniere, di migranti e di rifugiate.

Anche la detenzione dei minori migranti è una forma di violenza che ha effetti negativi sul benessere fisico e psicologico dei minori. I minori rinchiusi in questo tipo di ambienti che ricordano il carcere con la privazione della libertà e sotto sorveglianza costante, rischiano di cadere nella depressione con alti livelli di ansia, di sintomi di stress post-traumatico con violenze di tipo psicologico.

Per affrontare le cause profonde della violenza è necessario dunque porre la protezione dei diritti umani dei migranti in prima fila, tra le priorità della gestione dei flussi migratori e combattere il razzismo e la discriminazione e i discorsi di incitamento all’odio. Per combattere la violenza contro i migranti in Europa la nostra risoluzione propone una serie di misure che possono essere suddivise in tre categorie: provvedimenti giuridici, misure per la protezione e l’assistenza alle vittime della violenza e misure di prevenzione della violenza attraverso l’informazione, la sensibilizzazione e l’integrazione. I provvedimenti giuridici sono molto importanti: dobbiamo facilitare l’accesso dei migranti alla giustizia, dobbiamo garantire che ricevano assistenza legale a prescindere dalla loro condizione di migranti e che i migranti vittime di violenza possano testimoniare liberamente davanti al giudice senza timore di ritorsione.

I provvedimenti giuridici devono includere il rafforzamento della legislazione nazionale contro l’incitamento all’odio, la discriminazione, la xenofobia e in particolare fare in modo che tutte le forme di incitamento alla discriminazione razziale siano rese penalmente perseguibili. È importante inoltre assicurarsi che il crimine d’odio sia perseguito come reato. La normativa nazionale del lavoro deve includere anche disposizioni speciali per punire i datori di lavoro che commettono atti violenti o illegali contro i migranti. Occorre provvedere affinché le vittime di violenza si sentano sicure durante i procedimenti penali. Occorre inoltre prestare loro tutta l’assistenza necessaria, cure mediche, assistenza psicologica e sociale.

Siccome la violenza nei confronti dei migranti è spesso commessa nei centri di detenzione, propongo anche di sostenere la nostra campagna parlamentare per porre fine alla ritenzione di minori migranti proponendo alternative alla detenzione dei migranti, specie, come dicevo, per i minori. I migranti, quindi, che subiscono violenza, devono essere informati dei loro diritti e dei rimedi disponibili e devono ricevere informazioni sui servizi a cui possono accedere. L’integrazione rimane la chiave per la lotta alla violenza. Senza integrazione tutto questo, io credo, è completamente inutile. Essa dovrebbe fondarsi sull’educazione delle comunità locali così come pure dei migranti, con particolare attenzione ai giovani. Bisogna agevolare l’acquisizione delle nazionalità quando questo è possibile. Ritengo che le iniziative di sensibilizzazione e di diffusione delle informazioni fra le popolazioni ospitanti possano svolgere un grande ruolo nella prevenzione della violenza contro i migranti.

Per concludere, dobbiamo sostenere le ONG che operano a favore delle vittime della violenza contro i migranti e per promuovere l’integrazione. Queste operano con difficoltà, ma noi dobbiamo sempre di più avere chiaro che senza la loro presenza la lotta alla violenza sarebbe ancora più difficile. Volevo mettere inoltre in evidenza il ruolo delle comunità locali nella prevenzione della violenza contro i migranti. Gli Stati membri del Consiglio d’Europa devono conferire alle autorità locali il mandato di sostenere l’integrazione dei migranti attraverso politiche abitative, l’inclusione sociale e programmi per la creazione di posti di lavoro.

Colleghi, il grande Gandhi ha giustamente detto: “La non violenza è la forza più grande a disposizione del genere umano. È più potente della più potente arma di distruzione escogitata dall’ingegno dell’uomo.”

Ritengo che la nostra Assemblea parlamentare debba continuare a promuovere in modo più fermo e  convinto un modello di Europa senza violenza. Dobbiamo fare quanto è nelle nostre possibilità per fermare comportamenti violenti degli uni verso gli altri e soprattutto verso chi cerca la nostra protezione.

Questo è il nostro invito ma è anche il nostro dovere.

Grazie.

Andrea RIGONI (Italia, ADLE / ALDE)
(Doc.14066)

Grazie Presidente,

Volevo ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti. Questo è un tema attuale, ma soprattutto di una grande importanza. Il fenomeno è di fatto il grande problema che i nostri paesi hanno di fronte. Vorrei solo fare qualche riflessione rispetto agli interventi dei colleghi. Ne colgo tre come punto di riferimento: gli interventi dei colleghi HOWELL, SCHENNACH e della collega DOBESOVA. Dai loro interventi emerge chiaramente che la risposta al fenomeno della violenza è – come sono convinto anche io – essenzialmente culturale. O c’è un salto di qualità nella gestione e nella considerazione del fenomeno della migrazione, oppure la violenza continuerà sotto varie forme, diretta, indiretta, con pressione fisica e psicologica. Voglio dire che è emersa – secondo me con grande superficialità – anche la distinzione che viene continuamente fatta tra migranti e rifugiati. Voglio dirlo con chiarezza: questa storia che noi dobbiamo continuare a dividere i migranti fra coloro che fuggono dal loro paese per paura perché c’è la guerra e quelli che fuggono dal loro paese perché c’è la fame e cercano una soluzione ai loro problemi a me pare che sia una distinzione che copre un problema di fondo che a mio parere è culturale, ma che è evidente che diventa un problema di opportunità. La gestione dei flussi migratori non può essere fatta con la violenza contro i migranti e non può essere fatta distinguendo se un migrante fugge dal proprio paese per paura o per fame. La violenza contro le persone va sempre combattuta e condannata qualunque sia il motivo per il quale ci si muove. Il diritto a potersi muovere e il diritto alla vita sono i primi diritti universali che ognuno di noi deve perseguire e difendere.

Non possiamo immaginare di costruire il nuovo mondo, la nuova società così, perché il fenomeno migratorio non si bloccherà oggi e non è un problema che si risolverà domani mattina, sarà un problema dei prossimi quindici, venti, trent’anni. Non si bloccherà la migrazione con i muri, i fili spinati, le reti. Non sarà questa la soluzione di questo problema. Io penso, Presidente, e lo voglio dire con forza e con determinazione che momenti come questi, il nostro rapporto, la nostra risoluzione devono servire a far crescere dal basso la consapevolezza nella società europea, nel Consiglio d’Europa, nei 47 paesi, che il fenomeno della migrazione e soprattutto della violenza nei confronti dei migranti è un problema che va affrontato con la capacità che ogni paese ha, ma anche con la convinzione che noi dobbiamo combattere con forza questo fenomeno, perché se non usciamo da questa difficoltà non costruiremo la società del futuro in Europa.

Per finire, voglio ringraziare il segretariato, la presidente della commissione e la dottoressa Kostenko. Senza di loro questo rapporto non ci sarebbe stato e mi auguro che ci sia un grosso sostegno da parte dell’aula e che ci sia un voto favorevole.

Grazie.

Andrea RIGONI (Italia, ADLE / ALDE)
(Doc.14066, Emendamento 2)

Grazie Presidente,

L’emendamento 2 assorbe di fatto l’emendamento 1. Noi invitiamo, nella nostra risoluzione, a considerare la possibilità di rivedere ed emendare le legislazioni nazionali che prevedono il reato di immigrazione clandestina. Anche il mio paese, l’Italia, sta in questo momento considerando questa possibilità, c’è un dibattito aperto. Noi speriamo che si vada in questa direzione e ci auguriamo che anche gli altri paesi europei vadano nella direzione di superare la legislazione che prevede il reato di immigrazione clandestina.

Grazie.