IT17CR08      

AS (2017) CR 08
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2017

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(Prima parte)

ATTI

Dell’ottava seduta

Giovedì 26 gennaio 2017, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Sergio DIVINA (Italia, NR / NI)

(Dibattito di attualità, La situazione in Siria e suoi effetti nei paesi limitrofi)

Grazie Presidente.

Dobbiamo essere un po’ chiari nel senso che il conflitto della Siria non nasce così per caso. È frutto delle politiche sul Mediterraneo effettuate dagli Stati Uniti d’America. Il Premio Nobel per la pace Barak Obama ha deciso di eliminare tutti i dittatori del Nordafrica e di democratizzare tutti questi paesi.

Non erano dei democratici Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, men che meno Gheddafi in Libia. Con vari metodi diversi sono stati fatti comunque destituire. Non erano grandi democratici però garantivano una stabilità di tutta l’area, di tutto il Mediterraneo dall’altra faccia della sponda del Mediterraneo e dell’Europa.

Al disegno americano mancava ancora la Siria con Assad. Errori su errori, su errori. Ricordiamo per esempio che la Libia, sotto Gheddafi, aveva un reddito pro capite di 14 000 dollari a persona. Oggi, dopo che sono stati liberati, sono sostanzialmente alla fame. In Siria, gli americani prendono una posizione e decidono di armare i ribelli, gli anti-Assad, definiti all’epoca – ricordo – “combattenti per la libertà”. Oggi li definiremmo in altro modo: tutti affiliati ai sistemi integralisti che alla fine confluiscono con l’identificarsi nel terrorismo gestito da Daesh.

L’unica forza politica che capisce il dramma siriano e iracheno è la Russia che obbliga tutti allo stop. Noi diciamo per fortuna, perché sennò avremmo visto sostanzialmente un altro Afghanistan, dove, anche lì, gli americani – pur di espellere i russi - armarono i talebani salvo poi dover fare una guerra che perdura ormai da sedici anni per espellere questi talebani da quel paese. L’Unione europea è subalterna a questo disegno, e infatti non batte ciglio. E così, in sostanza, assistiamo inermi all’espansione dell’Isis, l’integralismo islamico.

Abbiamo visto cosa combina, senza scrupoli, quante gole tagliate, quante persone bruciate vive ed eccidi di massa. Ma abbiamo visto di tutto e di più. Nemmeno la Turchia è senza colpe perché per la prima volta pensa che il problema curdo venga risolto da altri. I curdi sono gli unici che dall’inizio contrastano questa grande espansione. E lo hanno pagato a caro prezzo facendosi massacrare, però hanno opposto una resistenza che ha avuto un senso.

Oggi possiamo dire che per fortuna qualcosa sta mutando: cambiano i presidenti, cambiano le politiche e fra Russia e Stati Uniti d’America c’è una comunità di intenti per lavorare sullo stesso fronte perché si decide per la prima volta che Assad non è il primo problema del mondo. Assad è un problema per i siriani, semmai. Il primo problema è il terrorismo internazionale che tocca tutti i paesi democratici del mondo e le popolazioni, martoriate, che devono vivere in quel paese.

La Siria – dobbiamo ammetterlo – è esclusivamente un problema di natura militare. Se non viene risolto militarmente, il problema umanitario resterà per sempre irrisolto. Ricordo che alla fine dell’aprile del 1945, in Europa, per la prima volta i cittadini si svegliarono felici. Erano poveri come il giorno prima. Erano affamati come il giorno prima però si erano svegliati felici. Perché non avevano più le bombe sulla testa. E il nostro dovere è di levare a quella popolazione prima di tutto questo primo grosso problema.