IT18CR03

AS (2018) CR 03
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2018

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(Prima parte)

ATTI

Della terza seduta

Marted́ 23 gennaio 2018, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Sergio DIVINA (Italia, NR / NI)
(Doc. 14466)

Grazie, Presidente.

In questa sede abbiamo parlato più volte di conflitti e come sedare i conflitti. Secondo noi, il miglior modo è prevenirli. Le guerre e la storia hanno continuamente mutato i confini dei vari paesi, hanno creato nuovi Stati, hanno fuso Stati in altri Stati, e sono nate così nuove enclave per cui esistono in tutta Europa popolazioni che mantengono costumi e tradizioni diversi dagli Stati in cui adesso attualmente si trovano.

Questo indubbiamente dà fonte a frizioni, soprattutto se queste popolazioni non vengono ben gestite. Sicuramente la sopraffazione e l’imposizione con costumi che non appartengono non è il miglior modo per assoggettare minoranze ma, viceversa, se le minoranze vengono tutelate, queste popolazioni si sentono sicure e non necessitano di ribellioni, non nascono estremismi e si crea un sistema di pace e di progresso  comune, a beneficio di tutta la comunità. Ciò che serve a queste comunità sono degli statuti, delle costituzioni particolari, statuti speciali che garantiscano autonomie a queste piccole comunità: autonomie politiche, amministrative e soprattutto culturali e, appunto, la lingua è la massima espressione.

Io vi parlo perché provengo da una popolazione che ha subito queste vicende alterne, il Trentino-Alto Adige e Sud Tirolo, noi siamo appartenuti alternativamente al mondo germanico e a quello italiano. Fino al 1918 siamo appartenuti all’Impero Austro-Ungarico e dobbiamo fare le lodi all’Impero Austro-Ungarico che è stato uno stato prototipo di uno stato federale, liberale e rispettoso soprattutto delle minoranze. Pur essendo il tedesco e l’ungherese le lingue ufficiali, si parlava tranquillamente in ogni area l’italiano, lo sloveno, il croato, il rumeno, il polacco, il ceco e lo slovacco e perfino lo yiddish che è la lingua giudaica che si parla in Europa.

Nel Trentino convivono tranquillamente tre etnie, quella tedesca quella italiana, quella ladina, e la regione ha fatto sì che ogni atto della pubblica amministrazione, sia redatto nelle tre lingue. Nei nostri parlamenti locali ci si può esprimere nella propria lingua madre; sono sostenute le attività culturali nelle varie lingue locali ed è garantita l’originale toponomastica: ognuno si sente col nome anche del proprio paese originario e così anche la segnaletica stradale. In sostanza, nessuno si sente oppresso, schiacciato e si è ottenuta una convivenza ottimale.

Bene, crediamo che questo, se è possibile, sia il modello da estendere a tutte le aree europee dove ancora ci sono conflitti e vi sono frizioni fra le varie popolazioni. La risoluzione di cui si parla in materia di lingue minoritarie va sicuramente in questa direzione e questa è la direzione giusta.

Complimenti alla relatrice Hoffmann.

Florian KRONBICHLER (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14466)

Grazie, Presidente.

È un peccato che ieri, per un incidente procedurale, non siamo riusciti a trattare in Commissione uguaglianza e non discriminazione gli emendamenti proposti al rapporto di Miss HOFFMANN. Così votando, senza riguardo a possibili danni, avremo il classico dilemma secondo il quale il buon intento spesso è il contrario di bene.

Vige grande intesa sul fatto che le lingue regionali e delle minoranze debbano essere tutelate. C’è intesa pure perché per tutelare le lingue minoritarie ci vogliano norme e mezzi. Io stesso faccio parte di un gruppo linguistico di minoranza, quello tedesco nella regione Sud-Tirolo in Italia, che si può ritenere ben tutelato. Ma l’esperienza, in decenni di applicazione, dimostra che certe norme, apparentemente necessarie ed efficaci, stanno producendo degli effetti collaterali decisamente problematici. Ovvio che tutela e promozione di lingue regionali richiedono forme di tutela di gruppo.

L’esperienza nella mia regione dimostra che tale tutela di gruppo linguistico può però rivelarsi eccessivo perché troppo restrittivo riguardo ai diritti individuali delle persone. La stessa definizione e delimitazione di gruppi linguistici si rivela problematica in quanto può condurre a situazione di steccati, di gabbie etniche e, cosa pericolosa, a una perenne competizione fra diversi gruppi linguistici. Ho l’impressione che il rapporto abbia preso ad esempio la soluzione del tedesco nella regione Sud Tirolo in Italia, copiandola ma senza tener conto dei lati problematici che quella soluzione ha prodotto nel corso dei decenni. In ogni caso, per bocciarlo, il rapporto è troppo ben fatto, troppo ben redatto e l’obiettivo è troppo stringente. Per questo mi esprimo a favore, auspicando però che nell’attuazione si tenga conto dei rischi che qui ho spiegato.

Grazie, thank you, President!

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466)

Spettabili colleghi,

Qualsiasi iniziativa destinata a promuovere e proteggere le lingue regionali o minoritarie è ben accolta, purché non si dimostri portatrice di motivi nascosti.

La Romania è uno dei paesi con il numero più elevato di lingue protette (20) e con una forte intenzione di portare a termine gli impegni assunti conformemente alla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Questo fatto è stato nuovamente riconosciuto durante la più recente valutazione degli esperti del Consiglio d’Europa, in seguito al meccanismo stabilito dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.

L’insegnamento della propria lingua madre anche nella lingua madre è garantito dalla legge in Romania a tutti i livelli di insegnamento. Ci sono parecchi esempi di asili nido, scuole elementari, scuole medie, scuole professionali, licei, direzioni di insegnamento nelle università, oppure di università private che dimostrano l’attuazione di questa politica nel campo della protezione di questo diritto garantito dal punto di vista internazionale per le persone appartenenti alle minoranze nazionali nella lingua madre.

Spettabili colleghi,

La Romania promuove ugualmente l’integrazione nella società delle persone appartenenti alle minoranze nazionali e l’interculturalità. Indubbiamente l’importanza di promuovere proteggere l’identità specifica delle persone appartenenti alle minoranze nazionali deve essere strettamente collegata al bisogno di integrazione nelle società alle quali appartengono. Queste politiche conducono alla strutturazione di società tolleranti, edificate sul dialogo interculturale, in grado di prevenire qualsiasi tipo di conflitto che potrebbe sorgere in seguito alle politiche diverse che sostengono la segregazione tra la maggioranza e la minoranza.

Le politiche nel campo della protezione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali dovrebbero avere come scopo, da una parte, la protezione e la promozione delle identità distinte (il multiculturalismo) e, d’altra parte, l’interazione di queste due identità distinte (l’interculturalità).

La Romania segue questo tipo di dialogo tra la maggioranza e la minoranza e le politiche delle autorità di Bucarest nel campo della protezione delle minoranze nazionali, che hanno come scopo la conservazione, lo sviluppo, la promozione delle loro identità etniche, culturali, linguistiche e religiose.

Il modello educativo promosso dalla Romania è stato apprezzato in diverse occasioni, incluso dagli ufficiali magiari (dal ministro ungherese degli affari esteri in seguito all’apertura dell’anno universitario della sezione magiara dell’Università Babes-Balyai di Cluj-Napoca per i 2100 studenti ungheresi) e dai rappresentanti delle minoranze magiare, ufficialmente la più grande comunità etnica della Romania.

Ci sono, in Romania, degli esempi solidi di buone pratiche per ciò che riguarda la coesistenza pacifica tra la maggioranza e le minoranze, in condizioni in cui su questo territorio vivono 20 minoranze nazionali e le autorità romene sono disposte a condividere questa esperienza nel settore.

E alla fine vi faccio una proposta, in seguito alla relazione della signora HOFFMANN, forse verremo con un’altra relazione che possa permettere a tutte le minoranze di avere dei rappresentanti nei parlamenti nazionali ex-ufficio, così come succede in Romania, dove 18 minoranze sono rappresentate ex-ufficio nel parlamento nazionale.

Grazie 

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 5)

Grazie. Vogliamo proporre una modifica nella risoluzione del paragrafo 7.2, modificando le parole [testo in inglese] con le parole [testo in inglese].

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 6)

Vogliamo sostituire il paragrafo 7.4, con il seguente paragrafo [testo in inglese].

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 7)

Vogliamo introdurre un nuovo paragrafo alla fine del paragrafo 7.6 [testo in inglese].

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 8)

L’emendamento numero 8 deve essere cancellato perché le soglie linguistiche sono previste dalla legge e sono conformi alle impegni assunti da ogni Stato parte della Carta.

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 9)

Per lo stesso motivo cancellare il paragrafo 8.1.11 perché l’insegnamento in una lingua delle minoranze oppure regionale viene fatto in conformità alla legge dell’educazione vigente e tenendo conto, e rispettando allo stesso tempo, gli obblighi assunti da ogni Stato parte nelle condizioni previste dalla Carta.

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 10)

Al paragrafo 8.2 sostituire le parole [testo in inglese] cancellando la parte che continua con le parole [testo in inglese].

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14466, Emendamento 11)

Non sostengo questo emendamento.