IT18CR24

AS (2018) CR 24
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2018

________________

(Terza parte)

ATTI

Della ventiquattresima seduta

Mercoledì 27 giugno 2018, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Sergio DIVINA (Italia, GDL / FDG)
(Doc. 14571)

Grazie Presidente.

Sembrerà superfluo ma va sempre ricordato che le parole “migrante” e “rifugiato” non sempre si possono usare come dei sinonimi. “Rifugiato” è un preciso termine giuridico che identifica una persona che fugge dal proprio paese o perché perseguitata o a causa di guerre o discriminazioni razziali nei suoi confronti. Questo status dà poi dei diritti di asilo o di protezione in base alle convenzioni internazionali sottoscritte. Questi in Italia saranno sempre accolti. I migranti sono un’altra cosa.

I flussi migratori provenienti dalle coste sud del Mediterraneo per oltre il 90% non sono rappresentati da rifugiati. Questo significa che più del 90% affronta un viaggio temerario in condizioni disumane rischiando però poi di essere rimpatriato a casa propria. Già questa Assemblea nel 2014 aveva condiviso di attivare i campi di accoglienza e di verifica delle procedure di asilo nei paesi sulle coste nord dell’Africa. Oggi con la risoluzione STRIK si critica l’atteggiamento dell’Italia che propone esattamente questo al prossimo Consiglio europeo di domani a Bruxelles, ossia evitare di incoraggiare partenze di migranti irregolari che rischiano la vita ma che dovranno poi essere rimpatriati. L’Italia chiede anzi di poter individuare dei centri di accoglienza in paesi europei extra-UE, ad esempio nei paesi balcanici, per garantire maggiormente il rispetto dei diritti umani di queste persone. L’Italia negli ultimi anni è stata lasciata sola ad affrontare questo problema. Ricordiamo che tra il 2015 e il  2017 l’Italia ha accolto tra 120.000 e 190.000 migranti all’anno e nessuno Stato europeo ha mantenuto l’impegno relativo alle quote rispettivamente assegnategli.
 
Alcune ONG hanno operato addirittura senza il rispetto della legalità e più procure italiane stanno indagando su diversi episodi. Le ONG che non hanno firmato il codice di condotta proposto dal governo italiano, che significa accettare a bordo un ufficiale di polizia in grado di raccogliere tutte le prove al fine di individuare i trafficanti di essere umani, significa che non vogliono operare con queste regole o vogliono un’area grigia senza regole, e questo l’Italia non può più accettarlo. Queste navi con bandiera straniera non saranno più autorizzate ad accedere ai porti italiani. Va anche detto che per l’assistenza all’emergenza migranti e il fondo asilo, l’Unione europea finanzia l’Italia con 850 milioni di euro all’anno, ma va detto che l’Italia per queste operazioni spende più di 4 miliardi all’anno, cara collega STRIK.

Non potete pertanto dire che l’Italia non ha fatto la propria parte. Invece, adesso, è ora che voi facciate la vostra parte, condividendo i nostri oneri e le nostre responsabilità.

Chiediamo pertanto con i nostri emendamenti alla relatrice di stralciare tutti quei paragrafi che hanno come impropria - e ripeto, impropria - destinataria l’Italia.

Grazie.

Laura PUPPATO (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14571)

Grazie Presidente.

Questa settimana il Consiglio d’Europa sostanzialmente sta trattando lo stesso tema, sotto punti di vista diversi, con relazioni diverse. Tra l’altro ringrazio i relatori di oggi così come dei giorni scorsi per il dibattito, in aula, sulla restrizione delle attività delle ONG, sulla situazione umanitaria nei paesi limitrofi alla Siria che abbiamo ascoltato ieri, e così via. Questo importante dibattito, seppure tardivo devo dire, non può che farci fare due considerazioni importanti.

La prima: io penso che rimaniamo sani, cioè che il tessuto civile dell’Europa sia ancora sano e democratico al punto che non vogliamo chiudere gli occhi su una situazione così pesante, né nasconderci dietro ad una facile difesa: ciò che è lontano dagli occhi non mi riguarda.
 
Ebbene, abbiamo riaffermato e stiamo riaffermando, certo, con toni molto diversi, che tutto ciò che avviene nel mondo in relazione ai diritti umani ci appartiene. A maggior ragione se origina da scelte politiche di colonizzazione, di sfruttamento, di armamento, di opzioni di guerra decise dentro questa Europa, dentro la nostra civilissima Europa, ma ahi noi, troppo divisa nelle politiche estere internazionali, troppo poco avveduta, troppo vicina ai soli, magari immediati, interessi locali di questa o quella nazione. Tutto ciò crea un grave danno che nel tempo sta dimostrando come produca un bagaglio di disperazione e di difficoltà.

La seconda considerazione è che in queste relazioni si parla spesso - troppo spesso, lasciatemelo dire - del mio paese, l’Italia. Il che vuol dire due cose ancora: che il carico di queste migrazioni è stato soprattutto assorbito dal nostro paese insieme alla Grecia, e ringrazio il Ministro che è stato qui fino a ora, ed è uno sforzo, questo, che abbiamo pagato carissimo. Perché non ci siamo piegati, e ringrazio il mio governo, nel corso di questi anni, a convenienze di carattere economico. Abbiamo speso oltre 4 miliardi nel solo 2017. Neanche di consenso: non ci siamo piegati sul tema dei diritti fondamentali, della solidarietà. Ma, attenti, ora va detto che l’Italia non può continuare a rispondere presente. E purtroppo noi interveniamo ora che il governo è cambiato, e l’aria è cambiata. Non va bene questo. Vuol dire già aver perso una parte delle nostre capacità. La richiesta di aiuto non può che prevedere un’Europa davvero unita, un’Europa che può e deve farsi carico di condividere le migrazioni sia economiche che quelle dei rifugiati.

Il Primo Ministro slovacco, stamattina, Peter Pellegrini, ci ha detto che l’Europa non è un menu à la carte, non si sceglie ciò che ci piace, ma è un corpo solidale, integro. Bene. È meglio che ce ne accorgiamo subito e provvediamo con i nostri rispettivi governi per dare adeguato avvio allo spirito del Manifesto di Ventotene che ne ha dato origine e le azioni conseguenti sono quelle attese da tutti noi.

Il tempo è davvero trascorso. Non invano, spero.

Grazie.

Francesco Maria AMORUSO (Italia, GDL / FDG)
(Doc. 14571)

Grazie Presidente.

Siamo alla vigilia di un’importante riunione del Consiglio europeo a Bruxelles che affronterà il problema delle migrazioni. Un argomento che rischia di - ed è inutile negarlo - destabilizzare fortemente l’Europa. Il Consiglio d’Europa oggi si accinge ad approvare una risoluzione, sta discutendo un punto d’urgenza in cui purtroppo si punta il dito contro l’Italia, accusandola di egoismo.

Per anni, come Italia, siamo stati lasciati soli - ed evito di citare le cifre perché sono già state dette e annunciate durante il dibattito - ad affrontare sia dal punto di vista umanitario che economico un fenomeno che non è più emergenziale ma ormai cronico, al di là di quello che si vuol far credere citando anche il responsabile delle Nazioni Unite.

Di fronte a tutto questo, cosa hanno fatto gli altri Stati? Hanno chiuso i porti, hanno chiuso le frontiere, hanno respinto i migranti, non hanno rispettato le quote di accoglienza, hanno violato i diritti umani nel cuore dell’Europa. Basta ricordare quello che è successo a Bardonecchia: la moglie incinta di un rifugiato gravemente malato è stata abbandonata, anzi buttata, di notte da una macchina della polizia francese davanti alla stazione di Bardonecchia. Questi sono fatti che sono avvenuti in questi anni. E oggi qui si vuole colpevolizzare l’Italia perché sostiene che il problema dei migranti è un problema di tutti?

L’Italia non ha mai detto di respingere i rifugiati, ma bisogna distinguere, come è stato richiamato, tra quelli che sono i rifugiati e i migranti per necessità economica. Non per fare polemica, ma voglio richiamare qua un esempio fatto dalla nostra relatrice: quello di un’ambulanza che deve intervenire quando c’è un incidente. Noi stiamo trovando, a volte, nel Mediterraneo degli incidenti creati ad hoc dove l’autista dell’ambulanza è d’accordo con chi crea l’incidente, per poter speculare sul dramma degli immigrati, sul dramma di questa gente che vuole fuggire. Allora, bisogna lottare contro la criminalità che gestisce il business delle migrazioni, bisogna lottare contro i flussi illegali, bisogna ricordarlo e sottolinearlo, forse in maniera più forte, anche nelle nostre relazioni di oggi.

Avevamo proposto, come Italia, dei semplici emendamenti. Sono stati respinti. Questo ci dispiace. Speriamo che ci sia un ripensamento, anche perché - parlo chiaramente a titolo personale - altrimenti mi vedrò costretto a votare contro il provvedimento.

Grazie

Paolo CORSINI (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14571, Emendamento 9)

Intervengo io. Io non intendo richiamare le motivazioni che i miei colleghi italiani hanno già esposto. Ma nel merito, l’emendamento vuole chiedere agli Stati membri di appoggiare la modifica del Regolamento di Dublino, che stabilisce quale Stato membro dell’Unione europea debba essere competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale, secondo i criteri elaborati dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, come la risoluzione del 6 novembre 2017.

Le modifiche prevedono un sistema per cui gli Stati membri, tutti firmatari della Convenzione di Ginevra, dovranno accettare un’equa ripartizione della responsabilità relativa all’accoglienza dei richiedenti asilo in Europa in base all’articolo 80 del trattato che, in materia di migrazioni, impone il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità degli Stati membri.