IT18CR36

AS (2018) CR 36
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2018

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(Quarta parte)

ATTI

Della trentaseiesima seduta

Venerd́ 12 ottobre 2018, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Roberto RAMPI (Italia, NR / NI)
(Dibattito libero)

Signora Presidente, Signori Colleghi,

innanzitutto permettetemi di dire l’emozione e l’onore di prendere la parola per la prima volta in questa aula. Credo che le emozioni non vadano nascoste e che quindi vadano anche dichiarate ai Colleghi. Io vorrei sottolineare a voi come in questa settimana noi abbiamo lavorato tanto e abbiamo espresso e sottolineato i problemi e le difficoltà ognuno degli altri paesi, e tante volte tentiamo invece di difendere e di proteggere le difficoltà dei nostri paesi.

Ecco, io invece vorrei oggi parlare di alcuni paesi, certo, me ne sono occupato in queste settimane e mi associo a quanto ha detto la collega moldava, perché è un tema che mi sta molto a cuore, e mi associo a quanto è stato detto sulla Polonia e su quello che sta succedendo rispetto alla divisione dei poteri.

Ma penso che questo tema, ad esempio, riguardi anche il mio paese, e che ognuno di noi debba guardare all’interno del proprio paese. Il mio Presidente della Repubblica ieri ha sottolineato come la divisione dei poteri è una delle chiavi della democrazia e lo ha sottolineato perché questo fatto non è più scontato, perché ormai, in una nuova forma della democrazia che si sta in maniera subdola aggirando in questo nostro continente europeo, la democrazia diventa qualcosa di formale dove, certo, c’è un parlamento, dove, certo, ci sono le elezioni, ma molto spesso non c’è quell’elemento fondamentale della democrazia che è il rispetto delle minoranze, che è l’idea e la consapevolezza, la consapevolezza innanzitutto del popolo e dei cittadini, che la democrazia non è il luogo dove la maggioranza decide per tutti ma è il luogo dove le minoranze possono continuare ad esprimersi, ad esistere e magari, a modificare in maniera positiva le opinioni delle maggioranze.

Ecco, per questo io penso che una delle priorità di questo Consiglio dovrà essere sempre più quella dell’investimento culturale. Noi siamo a un passaggio epocale, perché questo Consiglio è nato dopo una grande guerra, è stato il luogo della riconciliazione dove i diversi potevano parlare tra loro, è cresciuto dopo un passaggio fondamentale come quello della caduta del muro di Berlino dove un’altra grande parte dell’Europa si è affacciata alla democrazia. Oggi, noi vediamo che negli ultimi tempi, invece che un espandersi della cultura della democrazia e dello Stato di diritto - dello Stato di diritto come sistema di regole che valgono per tutti, indipendentemente da chi è provvisoriamente maggioranza e minoranza - e della divisione dei poteri, questo invece sta regredendo progressivamente.

Qualcuno l’ha chiamata “democratura”, qualcuno le ha chiamate “democrazie reali” pensando appunto a quello che era il socialismo reale. Io credo che noi siamo il luogo che può, in maniera seria, ordinata, rigorosa, come tempio della ragione e della passione, combattere contro la deriva della democratura o della democrazia reale e pensare, invece, davvero a un nuovo orizzonte futuro per la democrazia.

Io vengo da un Paese, l’Italia, da una città come Roma, io sono di Milano, ma lavoro a Roma, dove la democrazia ha avuto uno dei suoi templi, il Senato italiano di cui oggi io sono immeritatamente rappresentante – quando uno lo dice o lo pensa, pensa a quello che fu il primo Senato Romano e pensa come anche in quella grande realtà che è stata faro per il mondo a un certo punto le forme della democrazia persero la loro pregnanza e nacque qualche cosa di diverso che certo, governò il mondo ma non lo fece in maniera democratica.

Io credo che noi siamo a un passaggio epocale e credo che a questo ci richiamino il nostri tempi e ci richiamino ad essere all’altezza.

Grazie.